The Power of Knowledge

Ruolata tra Oz Vessalius, Leo Baskeville e Rufus Barma

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    Quando Leo si era voltato veloce verso di lui, dopo che lo aveva afferrato per un polso, Oz pensò che il moro gli avrebbe, come minimo, urlato contro - anche per questo si era affrettato a lasciare la presa - ma, con suo sollievo, alla fine l'altro era riuscito a calmarsi, e aveva ripreso a ragionare con buonsenso. Il biondo emise un lieve sospiro, per poi concentrarsi su ciò che aveva detto Leo. La sua teoria su Barma, che non doveva essere troppo lontano, era decisamente plausibile, se non al 100% delle probabilità, e anche Oz ci aveva pensato. Si girò in direzione del punto dove quell'essere tondeggiante era svanito poco prima, fissando il lungo corridoio, diviso in due parti da quello centrale in cui loro stessi erano passati.
    « Esatto, sicuramente deve essere nei paraggi » rispose, quasi a bassa voce, muovendo qualche passo. Cercò di rimuginare al meglio che poteva. Dove può essersi cacciato quell'eccentrico di Barma? si disse immerso nei suoi pensieri; provava a figurarsi quanto poteva essere grande la biblioteca, ma più ragionava, più l'unica cosa che continuava a tornargli in mente erano le parole del fantoccio. Aveva ampiamente appurato che nemmeno il moro stesso sapeva del suo cognome - ammesso che la cosa corrispondesse alla verità - e con questo, la voglia di far luce sulla questione aumentava man mano che passava il tempo. Non voleva fare domande a Leo - gli sembrava già abbastanza sconvolto senza che lui gli facesse il terzo grado - così focalizzò la sua attenzione sulla ricerca di Barma, in modo che, una volta trovato, avrebbero chiesto direttamente a lui - perché era sicuro che anche il moro fremesse per sapere la verità. Di sicuro il duca non se ne stava in mezzo ad un corridoio amabilmente in piedi ad aspettarli, o quantomeno a rigor di logica doveva essere così. Piuttosto doveva trovarsi in un angolino appartato, ma sempre nei paraggi. Tornò quindi a posare lo sguardo su Leo, tirandosi fuori dai suoi pensieri.
    « Penso che si trovi alla fine di uno dei corridoi vicini » sentenziò alla fine.
     
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    Cercare una persona in una biblioteca ampia come quella sarebbe stato notevolmente difficile, i corridoi erano molto stretti per far spazio a più scaffali, per un uomo adulto robusto sarebbe stato perfino difficoltoso farsi largo tra tutti quei libri.
    "Fortuna che siamo due ragazzini e anche piuttosto esili, questo velocizzerà le cose" pensò, guardandosi attorno. No, l'ambiente era troppo buio, era tutto così opprimente che, nonostante adorasse i luoghi chiusi, sentì una lieve punta di claustrofobia farsi strada in lui.
    La vista era inutile. Si permise uno sbuffo e poi chiuse gli occhi, concentrandosi solo sui suoni. Barma era un essere umano e come tale era impensabile che non producesse il minimo suono. Il sovraffollamento dell'enorme stanza, però, impediva gli echi e l'amplificazione dei suoni, sarebbe stato difficile localizzare qualcosa.
    Il flebile suono del respiro sarebbe stato impossibile da intercettare, doveva perare in qualcos'altro, qualsiasi altro.
    Proprio dopo che Oz ebbe finito di parlare, lo sentì. Aveva passato fin troppi anni praticamente chiuso di sua spontanea volontà in una biblioteca per non saper riconoscere il rumore di un libro che viene chiuso.
    Corse in direzione del rumore e, dopo essersi infilato in un paio di corridoi particolarmente stretti, lo vide. Come aveva ipotizzato, appariva come un uomo la cui età andava dai venti a trent'anni. Lo sfiorò l'idea che potesse trattarsi di un servo messo a fare da esca, ma lo sguardo arrogante e l'antipatia istintiva che sentiva sottopelle non mentiva: si trovava davanti al vero Rufus Barma.
    «Duca Barma» salutò con acrimonia, «penso che lei ci debba un paio di spiegazioni».
     
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    Finalmente, sebbene lenti, riuscirono a trovarmi. Giusto, la mia biblioteca era enorme e conteneva più libri che persone in città, ma non credevo fosse così difficile trovarmi - si, sono sarcastico.
    Subito, il piccolo quattrocchi esigeva spiegazioni. Certo, dicendo il suo (reale) cognome magari li avevo confusi, forse pensavano che li prendessi in giro. Ma non era così.
    «Spiegazioni, eh.» mormorai, sbadigliando, dato che avevo dormito poco. Rimasi seduto lì dov' ero, in alto, in cima alla libreria, non avendo voglia di alzarmi. Come ero rilassato quando mettevo in confusione le persone.
    «Semplice, piccolo quattrocchi.» continuai a dire poi, osservandolo nei suoi occhi - coperti dagli occhiali tondi. «Voi siete venuti per delle risposte, io ve ne ho data una.»
    Impugnando il mio ventaglio e appoggiando la mia testa sulla mano, appoggiata allo spigolo della libreria, osservai anche il mocciosetto Vessalius.
    «Però tutto ha un prezzo. E' tanto se ho già rivelato il tuo nome, piccolo Baskerville.»
    Finii poi di dire, osservandoli entrambi.
     
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    Non ebbe nemmeno il tempo di riprendere aria dopo aver finito di parlare che vide subito il moro davanti a sé voltarsi in una direzione - che a Oz parve del tutto a caso - e iniziare a correre, facendosi largo tra gli scaffali e lasciando il povero Vessalius per un attimo interdetto e confuso.
    « Leo-kun! » chiamò più forte che poté, ma l'altro era già sparito nel corridoio adiacente. Il biondo non capì per nulla l'esatta dinamica della situazione; sapeva solo che Leo era scattato via nel giro di un attimo, come se si fosse accorto di qualcosa. Forse aveva notato un rumore o altro che a lui era sfuggito, quindi senza perdere ancora tempo Oz decise di andargli dietro, cercando di sbrigarsi a raggiungerlo il più in fretta possibile. Svoltò un paio di volte gli scaffali, seguendo per gran parte del tragitto solo i passi che risuonavano, anche se ben poco, nell'ambiente chiuso - Leo era veloce, ed era anche così avanti che il biondo faticò un po' per riaverlo finalmente nella visuale. Dopo quelli che sicuramente erano stati all'incirca una manciata di minuti, il moro si fermò e il giovane Vessalius ebbe la possibilità di fare altrettanto, riprendendo fiato. Alzando di poco gli occhi, nel suo campo visivo - seppur limitato a causa della luce soffusa - entrò anche una seconda persona. Eccolo pensò, calmando il leggero fiato dovuto alla corsa. Una figura decisamente molto più umana della precedente, dalla lunga chioma rosso intenso, se ne stava appollaiata in cima alla libreria, ad osservarli con uno sguardo che già da solo sprigionava tutta la superiorità di cui il Duca era fornito. Nonostante avesse cercato di partire con il piede giusto, Oz a quel punto non aveva per nulla l'intenzione di ripresentarsi con tono educato; in fin dei conti Barma sapeva già chi era. Si limitò dunque a ricambiare, con una punta d'astio, lo sguardo dell'altro, e a rimanere in silenzio, mentre Leo prendeva la parola. Dopotutto era lui ad avere diritto ad una spiegazione.
     
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    Si voltò appena e vide che Oz l'aveva raggiunto; decise che, a questione conclusa, si sarebbe scusato con il biondo per il fatto di aver semplicemente cominciato a correre come un forsennato senza dargli uno straccio di spiegazione, semplicemente l'istinto aveva avuto la meglio pure sul suo già scarso spirito di collaborazione.
    Tornò a prestare attenzione alla figura del duca. Lo guardò con un astio che non credeva nemmeno di poter provare -e sì che aveva l'ira facile, lui-. Inspirò profondamente, sapendo che se non ritrovava almeno un briciolo di calma avrebbe labidato a morte Barma a suon di libri in testa.
    «Una spiegazione ad una domanda che non è mai stata posta» specificò con tono incredibilmente calmo. Si complimentò con sé stesso, stava imparando a controllare la rabbia, finalmente.
    «E' vero, tutto ha un prezzo, ma le informazioni devono anche essere verificabili. Per quanto ne so io, non ho assolutamente nulla a che fare con i Baskerville, quindi dove sono le prove? Esistono o devo semplicemente dedurne che pur di provare ad impressionare qualcuno vi riduciate ad un misero ciarlatano? Sarebbe triste...» non riuscì però a trattenersi dal dire.
    Poco rispettoso, certo, ma il duca poteva essere considerato come l'unico responsabile, in quanto lui stesso aveva dato il via a quel "gioco".
    "E non pensare di essere così superiore. So giocare anche io".
     
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    Mi scappò un ghigno divertito. Credeva davvero di poter vincere così facilmente contro un Barma? A giudicare dalle mie deduzioni, si, era fin troppo superficiale quel ragazzino.
    «Ho tutte le prove in regola. Ovviamente, non posso mostrarle, se non ci sarà qualcosa dello stesso valore. Ha molto a che fare con ciò che avvenne a Sablier, quindi il valore è piuttosto alto.» replicai con tutta la tranquillità del mondo.
    Incrociai le braccia, osservandolo, con uno sguardo beffardo. «Se tu che mi odi così tanto sei venuto qui insieme al piccolo -non tanto- Vessalius non dovresti dubitare di quello che dico, se pensi che io parli come un pazzo che si incontra per strada puoi tranquillamente andare ad indagare tu da solo. Ma dato che io ci ho messo anni a trovare anche sole poche risposte, dubito che ce la farai facilmente a trovare più cose di quanto io ne sappia.»
    Non mi importava molto della presenza del giovincello dei Vessalius, dovevo anche approfittarne. Davanti a me avevo colui che teneva l' anima di Glen Baskerville, e questo si che avrebbe gioito alle mie lunghe ricerche.
     
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    Oz, per tutto il tempo, non proferì nemmeno una parola, manco una sillaba; ma non perché non avesse intenzione di parlare - tutto il contrario, avrebbe preferito prendere parte alla discussione, vista anche la grande strafottenza che il Duca stava mostrando nei suoi confronti, cosa che lo irritava non poco. Però, semplicemente, capiva la situazione, la sua gravità e anche quanto fosse delicato l'argomento. Era una cosa strettamente personale che riguardava Leo in primis, e non voleva sembrare inopportuno intromettendosi, quando la cosa, in fin dei conti, non era davvero di sua competenza. Preferì rimanere in silenzio, in disparte, ad ascoltare quel che si dicevano, valutando come stava procedendo il tutto. Inoltre il moro se la cavava bene anche senza di lui, per cui non era proprio necessaria una sua qualche partecipazione.
    Ebbe però una leggera nota di disappunto quando il presunto Baskerville diede, seppur come sola insinuazione, del ciarlatano a Barma; era ovvio che si stesse irritando - No, si corresse il biondo era già nervoso prima di arrivare, non si era mica dimenticato dell'astio che il moro aveva per il rosso e della fatica immane che faceva per trovarsi nella stessa stanza insieme a lui senza iniziare ad insultarlo - e capiva bene anche il suo desiderio di ottenere risposte, ma se si lasciava andare alla collera e alle provocazioni non avrebbe cavato un ragno da un buco. Anzi, gli sembrava di vedere anche una punta di divertimento nel ghigno perennemente disegnato sulle labbra del duca. Stiamo solo facendo il suo gioco pensò, stringendo i pugni. Tutto ciò cominciava davvero ad essere snervante, e anche Oz iniziava ad irritarsi seriamente; sentiva come se le orecchie gli fischiassero e un vago mal di testa prendesse ad appesantirgli i pensieri. Improvvisamente, questa storia dell'anima di Glen non gli piaceva poi così tanto. Forse per il fatto che si sentiva la tensione a fior di pelle - e, anche se gli doleva ammetterlo, non era solo colpa di Duca - o forse per qualcos altro che non aveva voglia di scoprire.
    Continuò a seguire il filo del discorso, sentendo Barma dire che, per mostrare e verificare le prove, voleva qualcosa di altrettanto valore in cambio, e Oz decise che forse un piccolo intervento poteva permetterselo. Già non scorreva buon sangue tra i due, e così il biondo aveva paura che, per quel tipo di atteggiamento del duca, Leo perdesse subito le staffe - cosa che lo stesso Barma stava spingendo a fargli fare- e rispondesse poi in malo modo, passando anche per insolente che, oltre ad essere venuto in cerca di informazioni, mancava di rispetto a un nobile "del suo calibro". Quindi prima che il moro replicasse - sia positivamente che negativamente - il Vessalius prese la parola.
    « Duca Barma » disse, secco e calmo, facendo un passo avanti « Qual è questa cosa che volete, in cambio delle vostre prove e della loro autenticità? »
     
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    Alle parole di Barma stava già per rispondere qualcosa –e, conoscendosi, sarebbe stato qualcosa che li avrebbe fatti cacciare fuori entrambi a calci- quando Oz prese la parola con un tono talmente serio da farlo sembrare un’altra persona e non l’Oz che aveva conosciuto.
    Ovviamente era la cosa giusta detta al momento giusto, cosa per cui non l’avrebbe mai ringraziato abbastanza.
    Si voltò verso di lui, rivolgendogli un’occhiata riconoscente.
    Riuscì a calmarsi e attese che il Duca si decidesse a rispondere alla giusta domanda di Oz, nel frattempo la sua mente lavorava velocemente.
    Sapeva che il biondo aveva già chiesto più volte un incontro con Barma e che quest’ultimo avesse sempre rifiutato; per di più il Duca se ne era pure uscito con quella cazzata colossale del Baskerville… il che lo fece arrivare all’ovvia conclusione: era lui l’obbiettivo di Barma.
    Si permise un mezzo sorriso; se davvero era così, erano loro due ad avere il coltello dalla parte del manico.
    Barma voleva ottenere qualcosa da lui esattamente quanto lui e Oz volevano le informazioni che il duca poteva fornire loro, quindi sul lato teorico erano alla pari… ma qualcosa gli diceva che ciò che voleva quel Duca del cavolo doveva vere per lui un valore talmente importante che non se lo sarebbe lasciato scappare tanto facilmente, in automatico le loro possibilità di avere informazioni aumentava in modo esponenziale.
    Si rilassò nel constatare ciò.
     
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    Divertito dalla reazione del piccolo Vessalius, scesi con un un balzo dalle scale, proprio davanti al biondino, puntando il mio grande ventaglio tirato fuori dal mio vestito verso la sua testa, come a indicare il cervello.
    «Ciò che voglio sapere, è quello che il tuo amichetto lì sa molto bene.»
    Fu la mia risposta, breve ma non molto chiara. Bastava solo far funzionare qualche neurone, che di sicuro sia il biondino che il quattrocchi avevano, per capire di chi parlavo. Jack Vessalius, colui all' interno dell' erede attuale, che sapeva tutta la verità su Sablier, e l' avrei costretto a parlare. Ciò che mi mancava era soltanto non solo la sua conferma di ciò che avevo letto nel suo diario, trovato dopo anni di ricerche, ma anche la fine della storia, perché nel diario vi era scritto semplicemente e unicamente che lui e un chain avevano ucciso delle persone a Sablier, facendomi capire che i Baskerville non erano i colpevoli.. o meno, forse non lo erano del tutto.
    «Chiedo gentilmente di far uscire Jack Vessalius. E se non sputerà il rospo, ovviamente da me non otterrete nulla.»
    Dissi ancora, con un sorrisetto beffardo.

    Edited by __Bad Apple__ - 9/1/2013, 16:30
     
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    La dinamica dei fatti fu un po’ troppo veloce perché Oz capisse subito a cosa Barma alludeva. Il Vessalius aveva notato l’occhiata riconoscente di Leo nei sui confronti – a cui aveva risposto con un lieve sorriso – e immediatamente dopo si era ritrovato il ventaglio del duca puntato contro. Il rosso era balzato giù in un attimo, farfugliando qualcosa riguardo quel "suo amichetto lì", e lo aveva preso talmente alla sprovvista da farlo sussultare visibilmente. Osservò l'oggetto indirizzato con fare minaccioso proprio verso la sua faccia e nonostante l'istinto di indietreggiare fosse molto forte, non lo fece. Non voleva dimostrarsi intimorito.
    Rimase comunque interdetto per alcuni secondi; rivolse una veloce occhiata interrogativa al moro, senza riuscire ancora a capire di chi si stesse parlando, per poi tornare a guardare Barma. Gli servirono ben più di un paio di minuti per arrivare alla risposta. E sinceramente quella che aveva trovato - nonché l'unica possibile - non gli piaceva per niente. Deglutì con fare nervoso, sperando con tutto se stesso che il duca non volesse davvero parlare con lui. Rimase in silenzio, le iridi verdi puntate sull'uomo, in attesa di ulteriori spiegazioni. Ti prego, fa’ che non sia quello, pensò, ma le sue speranze furono oltremodo inutili.
    "Chiedo gentilmente di far uscire Jack Vessalius"
    Lo sapeva. Il duca non poteva chiedergli cosa peggiore di quella. Chiamare Jack. Non si accorse nemmeno di come suonasse strana una richiesta formulata con così tanta educazione proprio da Barma, l'uomo altezzoso per eccellenza.
    Il biondo non rispose, chiudendo per un attimo gli occhi. Che cosa doveva fare? Jack non sarebbe uscito fuori nemmeno a pregarlo, lo sapeva bene. L’eroe si mostrava solo quando gli passava per la testa, o in casi davvero estremi, ma niente di più. Oz aveva provato altre volte a chiamarlo, per fargli delle domande sul passato di Alice, e su tante altre cose che gli assillavano la mente, e quel che aveva ottenuto era sempre stato il silenzio più totale. Che cosa posso fare? Per avere risposte avevano bisogno di lui, in quel momento. Jack, provò una, due volte. Tre. Ma esattamente come si aspettava, niente di niente. Ancora silenzio. Non posso fare nulla. Barma non avrebbe detto una parola, per colpa mia.
    « Temo che... » riaprì gli occhi, tenendo lo sguardo basso e i pugni stretti « ...non sarà possibile soddisfare la sua richiesta, duca Barma »
     
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    Ebbe l’impulso di prendere quel ventaglio e ficcarglielo dove non batte il sole, quando vide Barma puntarlo contro Oz, quasi minaccioso.
    “Ma chi diavolo crede di essere?” si domandò, prima di darsi la ovvia risposta “un nobile, ovvio… e della peggior specie, uno di quelli che pensano di potersi permettere di fare qualsiasi cosa”.
    Nominò un “amichetto” di Oz e lui capì immediatamente che il duca si stava riferendo a Jack Vessalius… così come capì probabilmente il giochetto di Barma.
    “Ma guarda ‘sto bastardo!”
    Il dirgli di essere un Baskerville non era stato a caso, quel lurido bastardo voleva usarlo come esca! Era chiaro come il sole quanto i Baskerville fossero pericolosi per Oz, così com’era chiaro come il sole che Jack sarebbe venuto fuori solo se sentiva che Oz poteva essere in pericolo.
    Piccola falla nel piano di Barma: lui era vagamente pericoloso solo quando cominciava a lanciare mobili, ed in quel momento l’avrebbe anche fatto, ma non nei confronti di Vessalius.
    Emise un versetto scettico, «Se fosse così facile far uscire allo scoperto Jack Vessalius, non saremmo qui a farle domande. Non crede anche lei, duca Barma?»
     
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    Osservai divertito il biondino, che aveva appena ammesso apertamente che non poteva. E il quattrocchi non aveva atteso molto nel difenderlo, approfittandone anche per prendersi gioco di me. Totalmente inutile. Non ero un tipo facile da battere a parole.
    «E se non esce Jack Vessalius per caso ti rivolgi a un uomo che vuole altre informazioni per rivelarne alcune, quando tu non ne hai nessuna per codesto uomo?» chiesi io a Leo Baskerville, mentre tenevo sempre il mio ghigno. Avrebbero dovuto pensarci meglio prima di venire qui. E il quattrocchi avrebbe dovuto pensarci meglio prima di sparare quella frase.
    Poi mi rivolsi al biondino, che aveva ammesso di non poterlo fare.
    «L' hai tirato fuori altre volte, questo lo so» dissi, guardandolo con i miei occhi scrutatori. «In che occasioni si è fatto sentire, piccolo Vessalius?» gli chiesi poi. Sapevo bene la risposta, ovvero nei momenti di pericolo. Sapevo già cosa fare, ma volevo mandare un po' avanti la questione, per rendere il tutto più divertente.
    La scena, molto presto, si sarebbe fatta più articolata, ma comunque prevista.
    E soprattutto molto divertente.
     
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    Emise un lievissimo sospiro di sollievo quando Leo intervenne, prendendo la parola. Per un attimo si era seriamente trovato in difficoltà e il fatto che il moro avesse comunque preso le sue "difese" l'aveva fatto calmare; non del tutto, okay, ma a sufficienza per riprendere il controllo di sé e valutare che cosa fare con più lucidità. Nonostante tutto non aveva mandato le cose all'aria - come si era aspettato che succedesse - nel dire di non essere in grado di far uscire fuori Jack; ciò evidentemente significava che Barma aveva qualche altra carta da giocare e che la partita non si era ancora chiusa. Sbuffò mentalmente. Già, per lui era tutto un gioco, quella faccenda, un passatempo come un altro, che gli sarebbe anche tornato utile se avesse ottenuto le informazioni che voleva.
    Tch, staremo a vedere.
    Oz non riusciva proprio più a digerirlo. Gli dava seriamente sui nervi, quel tipo. Si divertiva a prendere lui e Leo per i fondelli, come se entrambi fosse troppo stupidi per capirlo - o lui troppo intelligente per loro - e questo lo faceva letteralmente imbestialire. Credeva che mai, mai, in vita sua avrebbe trovato un essere più irritante di Break; l'albino aveva l'innata capacità di innervosirlo fino a livelli esasperanti, ma - Cristo! - quell'uomo lo faceva incazzare mille volte di più.
    Rimase in silenzio ad osservarlo, mentre il rosso si rivolgeva a Leo e poi tornava a puntare le sue iridi dal colorito spento su di lui. Sembrava quasi che lo stesse abilmente scrutando fin dentro i meandri più oscuri della sua anima, ma non abbassò lo sguardo; al contrario, lo sostenne, senza timore.
    « Vanta una grande conoscenza, duca Barma. Immagino sappia già la risposta » rispose secco, spostandosi di qualche passo verso destra, in modo che il ventaglio non fosse più puntato nella sua direzione. Una mossa un po' sfacciata e quasi provocatoria, dovette ammetterlo, che in circostanze normali non avrebbe fatto. Ma già odiava particolarmente quando si cominciava a parlare di Jack Vessalius così sfacciatamente - in fin dei conti quel corpo era il suo, dannazione, ma ogni volta era come se non fosse altro che un mero pupazzo, il cui unico compito era permettere all'eroe, quando più gli aggradava, ovviamente, di tornare "in vita" attraverso di lui- ora non aveva proprio la pazienza necessaria per continuare a stare al suo gioco.
    « Risparmi il fiato per domande superflue e inutili »
     
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    Barma aveva risposto alla sua considerazione dei fatti con una domanda così dannatamente idiota che per un attimo ne rimase sconcertato.
    «È ovvio che se Jack non si degna di far uscire le sue nobile terga dobbiamo scomodare quelle di qualcun altro, anche se, mi permetta di dirlo apertamente, penso che avrei notevolmente preferito ingoiare un centinaio di chiodi che rivolgermi proprio a lei~ purtroppo per le risposte che cerchiamo non possiamo rivolgerci ad altri» si prese la briga di spiegare. Sì, era stato sgarbato e, sì, non gliene importava più minimamente.
    Se prima aveva avuto un qualche scrupolo, adesso non più. Quell’odioso nobile li stava usando e lui non poteva sopportarlo.
    Sospirò ed ascoltò distrattamente lo scambio di battute tra Barma ed Oz, sorridendo compiaciuto nel constatare che anche Oz sembrava aver perso le staffe e deciso di abbandonare le buone maniere. Non erano due stupidi sprovveduti e Barma avrebbe smesso preso di trattarli come tali.
    «Già, e poi c’è dell’altro: non mi piace cosa sta succedendo. Sappiamo tutti che Jack Vessalius si prende la briga di uscire solo quando Oz è in pericolo ed io credo che lei abbia detto quell’idiozia circa il mio essere un Baskerville solo per far sentire Jack minacciato… ebbene, Oz non è un soprammobile creato come contenitore per Jack Vessalius ed io non sono il meccanismo per farlo uscire allo scoperto, quindi, duca Barma, vediamo di giocare a carte scoperte: lei sta cercando di ottenere informazioni esattamente come noi, se io ed Oz decidessimo di andarcene ci perderebbe anche lei… ma, vede, noi due siamo ragazzini dopotutto, non ci cambierà troppo il fatto di non venire a conoscenza di un paio di cose, qualche mese e ce ne saremo già scordati, ma lei ha dedicato tutta la vita in cerca di informazioni, dev’essere frustrante vedersi sfuggire sotto il naso la possibilità di attingere alla fonte».
     
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  15. Voice the Queen
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    Difensivi, i piccoletti. Decisi di arrivare dritto al punto della questione.
    «Potresti aver ragione, piccolo quattrocchi» replicai, con un ghigno. «Ma ho molte possibilità di scoprire molto di più. Non credere che Jack Vessalius sia la mia "unica ancora di salvezza", perché se in tutta la mia vita ho scoperto molte cose riguardo a Sablier potrei tranquillamente continuare prima di morire, e sicuramente arrivare a scoprire cosa successe. Ma vedi, caro piccolo quattrocchi, ho intenzione di fare le cose più velocemente possibile.» dissi. «O forse non ci avevi pensato?»
    Feci un sonoro sbadiglio. «Ah, caro. Tu dici che il fatto che sei un Baskerville è chiaramente una balla. Ma sai benissimo che io non mento, anzi, alludo alla verità tralasciando i dettagli. Ma la decisione di non credermi è tutta tua.»
    Osservai poi, di nuovo, il biondino Vessalius. «Piuttosto, non ho voglia di sprecare tempo che posso utilizzare per attuare il mio piano.»
    Diedi un colpo allo stomaco con il ventaglio al piccolo Vessalius, che tanto piccolo non era d' età, e poi lo afferrai per il colletto della camicia.
    «Mi rammarica molto dover fare questo, biondino. Ma devo creare una situazione di pericolo, affinché Jack esca.»
     
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31 replies since 28/9/2012, 15:34   371 views
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