Posts written by __shiroi

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    Nel risalire le scale, Oz non poté fare a meno di stupirsi da ciò che gli aveva detto Leo. Pensava fortemente che nemmeno se Barma fosse stata la loro ultima risorsa, il moro si sarebbe rivolto a lui. Aveva notato un'antipatia talmente forte - che si separava dall'odio solo per una linea sottilissima - nei suoi precedenti modi di descrivere il duca che probabilmente l'altro avrebbe preferito dar fuoco a un libro, piuttosto che dover chiedere aiuto ad un "pallone gonfiato" - citando testualmente le sue stesse parole - come quello. Dal momento che però avevano trovato più interrogativi che risposte, forse il voler trovare una soluzione a tutto, riusciva a superare, seppur di poco, la sua repulsione naturale per Rufus. Appena fuori dalla cripta, Oz dovette coprirsi la mano per il sole, che investì in pieno entrambi. Si era abituato all'ambiente semi-ombroso della tomba sottoterra che il cambio di luce lo disorientò per qualche attimo. Diede un'occhiata all'orologio e, nonostante avessero parlato tanto, era passata poco più di un'ora e mezza. Abbiamo ancora un po' di tempo prima che faccia buio pensò riponendo l'oggetto in tasca.
    « Di qua » fece cenno a Leo di seguirlo, mentre rientravano nei corridoi della villa. La biblioteca si trovava completamente all'opposto della sala d'ingresso, dove Oz aveva accolto prima il suo ospite. Non era davvero così fiducioso in ciò che avrebbero potuto trovare nel libro, non sapeva nemmeno con certezza se fosse ancora lì, o se in sua assenza avessero spostato o buttato qualcosa. Sperò davvero che non fosse così, perché sarebbe stato anche peggio di non trovare nulla. Continuarono a camminare fino ad arrivare ad una porta verde scuro, un po' in antitesi con il colore della parete.
    « Purtroppo ho la netta sensazione che stasera ci toccherà inviare un telegramma alla casata di Barma per chiedere udienza » sospirò, dando voce ai suoi pensieri, mentre apriva la porta che dava sulla biblioteca di famiglia.
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    Quando Leo gli disse di provare istinti omicidi per chiunque provasse a toccargli i capelli, Oz ebbe quasi il riflesso di allontanarsi, ma non si mosse, visto che comunque il moro lo rassicurò, dicendogli che non era quello il caso. Non pensava davvero che all'altro desse così tanto fastidio una cosa del genere, e, accorgendosi di averlo fatto anche più di una volta, si sentì un po' in colpa. Aveva solo cercato di asciugargli i capelli gocciolanti, in segno di premura, però il senso di colpevolezza si fece comunque strada in lui. Forse non avrei dovuto pensò, abbassando lo sguardo. Al sospiro e alla domanda dell'altro, tornò a puntare i suoi occhi verdi su di lui. Sperò tanto di aver capito male e si passò una mano sul viso, rendendosi poi conto di aver sentito benissimo. Dovette prendersi alcuni minuti prima di avere la capacità di rispondere senza balbettare o cose simili, o quanto meno di non sembrare un idiota.
    « Beh... » tentò di iniziare, grattandosi la base della guancia. Non sapeva assolutamente cose dire, né da dove cominciare, ma qualcosa avrebbe pur dovuto riferirla. Sospirò, rassegnato.
    « In realtà non lo so neanche io » confessò infine in tutta sincerità, senza troppi giri di parole « Non mi era mai capitato prima. Stare in tua compagnia è... » cercò le parole giuste « Piacevole, ma non so per quale motivo oggi mi sento in imbarazzo o a disagio, alcune volte »
    Sperava davvero che l'altro non lo prendesse per scemo, anche se di sicuro non l'avrebbe fatto. Alla fin fine quella che gli aveva detto era la pura verità. Erano due ragazzi, eppure arrossiva quando erano troppo vicini, o in situazioni imbarazzanti, e balbettava come una ragazzina innamorata al suo primo appuntamento. Rimase in silenzio per un po', con gli occhi fissi su quelli nascosti dietro le lenti spesse e la frangia lunga, che Oz si permise di spostare lievemente.
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    Non appena Leo gli disse che avrebbe ripetuto di amarlo così tante volte da farlo stancare, Oz non poté fare a meno di sorridere con tutto se stesso. Non avrebbe mai potuto stancarsi di una cosa del genere. Mai. Nemmeno dopo cent'anni o più, non sarebbe stato capace di smettere di farsi piacere quelle due parole così straordinarie, soprattutto se a pronunciarle era proprio il moro. Oz iniziava a necessitare continuamente anche dei baci dell'altro, e quando le labbra del Baskerville si posarono sul suo collo, tutti i suoi pensieri svanirono nel nulla, così come quel poco di razionalità che aveva. Nella sua mente non c'era più niente e la concentrazione adesso era rivolta unicamente a quel contatto che più passava il tempo, più si faceva intimo. Non che gli dispiacesse, s'intende, anzi. Gettò la testa all'indietro, voltandola di lato, per dare più spazio a Leo, mentre affondava, anche lui, una mano tra i suoi lunghi capelli scuri. Li accarezzava, trovandoli così morbidi, e nel frattempo tentava di riprendere qualcuna delle sue facoltà mentali, con scarsi, se non pessimi risultati. Ma non gli importava poi così tanto. Ormai era pienamente dipendente dal moro, dalle sue labbra, dal suo corpo, dai suoi tocchi, che gli mandavano un piacevole brivido lungo la schiena.

    Bien, a questo punto ti autorizzo a dare sfogo a tutta la tua perversione xD senza esclusione di colpi! Così posso dar sfogo anche alla mia repressa troppo a lungo :DD
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    Il fatto che Leo avrebbe preferito morire piuttosto che fargli del male fece sentire Oz incredibilmente protetto. Era come se Jabberwock non era l'unico a possedere ali, e il biondo si ritrovava proprio sotto una di quelle del Baskerville, al sicuro da qualsiasi cosa. Anche lui però avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, specialmente da Jack, anche se adesso non rappresentava più un pericolo. L'avrebbe difeso con le unghie e con i denti persino da quelli di Pandora, se avessero voluto ucciderlo o peggio, rinchiuderlo nell'Abisso.
    « Uhm, mi sembra di ricordare qualcosa a riguardo » rispose in tono scherzoso, scacciando quei brutti pensieri e rimanendo a fior di labbra « Però forse è meglio che lo ripeti, così, per esserne sicuri » continuò sempre ironico, per poi riprendere a baciarlo con una calma quasi irreale. Il tempo sembrava fermarsi, in quel frangente, e non c'era più niente al di fuori di loro due. Niente pioggia, niente locanda, niente Baskerville né Vessalius, o Jack, o Pandora. Solo Oz e Leo, e basta. Il debito d'ossigeno arrivava, a detta del biondo, davvero troppo in fretta, e visto che necessitava di un contatto continuo con Leo, si teneva stretto a lui, senza lasciarlo nemmeno un attimo, quasi quasi neanche per prendere aria tra un bacio e l'altro. Amava la sensazione che provava quando i loro corpi si toccavano, e iniziava ad esserne pericolosamente dipendente.
    « Ti amo, Leo » gli sussurrò ad un orecchio, approfittando dell'attimo di respiro. Come un movimento meccanico, Oz portò il moro sopra di sé, prima di annullare di nuovo la distanza fra di loro. Schiuse delicatamente le labbra, approfondendo il bacio, e ancorò le braccia al collo dell'altro.
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    Concordando mentalmente sul fatto che la cosa arrivava sempre più al limite dell’assurdità, Oz osservò in silenzio Leo che si era alzato e adesso stava dando un’occhiata in giro, probabilmente nella speranza di poter trovare qualcos’altro. Purtroppo, per quel poco che aveva visto, il biondo non sperava più di tanto di poter trovare altri indizi utili che potessero aiutarli. Si alzò comunque anche lui, fermandosi dritto davanti alla lapide illuminata dagli unici fasci di luce che entravano da sopra. Tiro fuori l’orologio dalla tasca, aprendolo, e lasciò che le note di “Lacie” si spargessero nella cripta.
    « Anche se comunque non siamo sicuri che la tomba possa essere di Lacie, resta il fatto che questo » alzò l’oggetto d’oro in direzione di Leo, affinché potesse vederlo « L’ho trovato qui. Quindi se non è la sua, doveva essere qualcuno molto vicino a Lacie stessa, e anche a Jack. Gilbert mi ha detto di avergli visto in mano l’orologio, quando eravamo nella dimensione di Cheshire »
    Si sporse in avanti, tentando ancora una volta di riuscire a leggerne il nome. Bastava anche una lettera, qualsiasi cosa e si sarebbero mossi da quel momento di stallo, ma era davvero troppo vecchia per poter scorgere qualcosa. Sospirò afflitto. « Non lo so. Abbiamo troppo poco per accampare teorie » disse infine, raggiungendo il moro. Rivolse poi uno sguardo al libro che aveva portato Leo e gli venne in mente una cosa. « Se non ricordo male, nella nostra biblioteca dovrebbe esserci un diario in cui venivano appuntati tutti i decessi e le locazioni delle tombe nel suolo che apparteneva ai Vessalius. Credo che me ne avesse accennato qualcosa Miss Kate » Qualche tempo dopo la morte di mia madre aggiunse mentalmente. « Forse se abbiamo fortuna possiamo vedere se questa è riportata, o comunque è sempre meglio che vagare a vuoto. In alternativa, se proprio vogliamo arrivare a capo della cosa, dovremo davvero arrivare a patti con il duca Barma »
    Sicuramente non era una prospettiva che a Leo sarebbe piaciuta, neanche un po’, e quindi gli fece direttamente strada, avviandosi all’uscita della cripta.
    « Tu cosa pensi davvero che sia successo qui, 100 anni fa? Voglio dire... Sablier è stata l’unica ad essere inghiottita nelle profondità oscure. Perché un collegamento con l’Abisso dovrebbe essere così forte anche qui? » chiese, mentre risaliva le scale.
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    Appena Leo gli disse di aver finito, si avvicinò al separé, iniziando a ripiegarlo con cura, per poi posizionarlo dove l’aveva preso. A quel punto si ritrovò di nuovo di fronte al moro, che per ovvie ragioni era rimasto dall’altra parte. Lo osservò per un lasso di tempo non definito. Adesso che aveva i vestiti da nobile, il biondo dovette ammettere che, oltre al fatto che gli stavano bene, era davvero molto carino. Con i capelli scompigliati e gli occhiali fermamente messi al loro posto, Leo ispirava tanta di quella tenerezza che Oz avrebbe voluto abbracciarlo e stringerlo a sé. Quando si rese conto dei pensieri formulati, distolse velocemente lo sguardo dal moro, arrossendo. Continuava a ripetersi che tutto ciò non era normale.
    « G-guarda che non c’è nessun problema. Anzi, con questo tempaccio starei tutto il tempo del tuo ritorno in ansia » confessò, alla risposta dell’altro. Probabilmente anche lui si era reso conto dell’imbarazzante situazione che si sarebbe venuta a creare, ma onestamente il Vessalius preferiva morir di vergogna piuttosto che stare davvero in pensiero e rischiare che a Leo succedesse qualcosa. Non se lo sarebbe mai perdonato. Prese la tovaglietta di spugna e la mise in testa al moro. Aveva pure perso il conto di quante volte aveva fatto quella cosa da quando si erano bagnati.
    « Ti conviene che ti asciughi ancora un po’, hai i capelli lunghi e sono tutti umidi »
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    Oz finalmente aveva smesso di tossire, anche se ancora il respiro era irregolare. Si beò del fatto che anche il dolore al petto iniziava a svanire, e pensò che fosse stato un attaco momentaneo. Appena Leo gli si sdraiò vicino – cosa che riempì di gioia immensa il biondo, visto che il neo Baskerville era piuttosto pallido – intrecciò immediatamente le dita della sua mano con quella dell’altro.
    « Non ci saremmo mossi comunque, perché neanche tu stai messo troppo bene, o sbaglio? » ironizzò, prima di ringraziare le premure del moro. Sicuramente Oz non gli avrebbe permesso di andare a prendere i farmaci da solo - Leo aveva rischiato di morire dissanguato, non se l'era mica scordato - ma gli faceva lo stesso piacere sapere che l’altro si preoccupava per lui. Si avvicinò di più, sistemandosi su un solo fianco e appoggiando la testa nell’incavo tra il collo e la spalla non ferita, per non fargli male, e passò un braccio attorno la vita di Leo, a mo’ di abbraccio, senza lasciare la presa con l’altra mano.
    « Non è colpa tua, Leo. Sarebbe stato molto peggio se tu avessi dovuto gettarmi nell’Abisso insieme a Jack » gli sussurrò piano, ad occhi socchiusi. Immaginarsi il Baskerville che richiamava il potere di Jabberwock per confinarlo in quella distorsione scura gli fece venire i brividi « Anzi, grazie. Hai cercato di salvarmi, e forse qualcun altro al tuo posto non ci avrebbe pensato due volte ad uccidermi per mettere a tacere l’anima di Jack »
    Si strinse un altro po’, accoccolandosi al lui, per poi alzare il viso a sufficienza per posare le sue labbra su quelle del moro.
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    Oz tentò di ribattere a quel che aveva detto Leo, riguardo alla sua colpevolezza per quello che era successo, ma la gola e i polmoni gli bruciavano troppo. Se avesse parlato, avrebbe quasi sicuramente ripreso a tossire, e il petto gli faceva male già a sufficienza, non aveva bisogno di altri colpi di tosse. Gli fischiavano adesso anche le orecchie e faticava persino a seguire i discorsi, ma si era accorto benissimo della voce che tremava di Leo. Era sull'orlo delle lacrime, e il biondo sentì una stretta al cuore nel constatarlo. Non voleva farlo piangere, per nessun motivo, e cercò di rassicurarlo, sforzandosi per rivolgergli un sorriso, mentre il moro si alzava per andare a chiamare il medico. Quando quest'ultimo rientrò, seguito dall'altro, Oz si lasciò controllare per la seconda volta. Evitò di parlare se non necessario, e nonostante continuava a non andargli particolarmente a genio, non fece troppe storie. Forse è meglio così e basta. Questa volta la visita fu molto più accurato della precedente. Il dottore gli chiese di togliersi la camicia affinché potesse controllare bene il suo respiro e il battito cardiaco. Maledizione pensò immediatamente, e subito si fece prendere dal panico. Se se la fosse tolta normalmente, il medico avrebbe visto il sigillo e ci sarebbero stati risvolti indesiderati. Ma se si fosse rifiutato avrebbe peggiorato ugualmente le cose. Così, giungendo a un compromesso, il biondo si limitò a scoprire la parte della schiena, tenendosi ben stretta la stoffa al petto. Dover eseguire respiri regolari gli sembrò un'impresa titanica in quel momento, ma cercò di fare del suo meglio e una volta terminato, si rivestì. Il dottore proseguì poi con il controllo della gola, cosa che per Oz fu ancora più difficile da assecondare, vista la fatica immane che faceva per trattenere la tosse. Quando poi questi gli ficcò quell'abbassalingua in fondo alla bocca, per poco non vomitò lì su due piedi. Anzi, direttamente non sputò un polmone per un pelo. In compenso, sputò tanto di quel sangue, che persino lui stesso si spaventò. Razza di medico incapace si disse mentalmente. Persino con tutta la volontà di usare le buone maniere, in quei casi non riusciva a mantenere un linguaggio appropriato. Non appena si riprese dagli spasmi, il medico lo fece sdraiare per qualche minuto sul letto, mentre gli domandava se aveva già, in vita sua, sofferto di qualcosa di simile. Per quel che ricordava, Oz rispose di non aver mai avuto niente, risposta che lasciò parecchio perplesso il dottore. Non si spiegava come un'emottisi del genere potesse colpirlo così all'improvviso. Le poche patologie riconducibili ad una cosa così, presentavano anche altri sintomi analoghi, del tutto assenti invece nel giovane Vessalius. Ovviamente, non poteva saperne la vera ragione, ovvero il rigetto di un'anima, così, visto che il biondo aveva anche la temperatura leggermente più alta del normale - di sicuro a causa della pioggia - gli prescrisse alcune medicine da prendere in modo regolare fino alla sparizione totale dell'emottisi. In più gli assicurò riposo più possibile. Una volta terminato, Oz ringraziò che il medico si congedò senza fare domande indiscrete. Appena furono soli, sospirò di sollievo.
    « A questo punto, mi spiace dirlo, siamo in due a dover rimanere a riposo, quindi non possiamo muoverci » disse a Leo, massaggiandosi il petto dolorante a causa di prima. Sdraiato ancora nel letto, gli fece cenno di stendersi pure lui, visto comunque che il materasso ad una piazza e mezza offriva sufficiente spazio per entrambi. Chiuse per un po' gli occhi, rimuginando sui suoi pensieri.
    « Quando Jack si è staccato, ho sentito come un forte strappo » confessò alla fine.

    *addita abbassalingua in malo modo* era la cosa più brutta di tutte le visite mediche, cavolo xD Ogni volta per pcoo non vomitavo sul serio .___. *fa falò con gli abbassalingua*
    Comunque siamo già a ben 4 pagine ;___; me felice! *festeggia*
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    Oz finì finalmente di vestirsi, e spostò gli indumenti umidi su una sedia lì accanto, senza dargli tanta importanza. Era troppo impegnato a smettere di arrossire e frenare la sua fantasia che formulava pensieri poco inerenti alle buone maniere e decisamente fin troppo intimi. Trovava tutto ciò ai confini dell'assurdo, ma quasi quasi cominciava a farci pure l'abitudine. Nonostante la parte scherzosa e molto comica della situazione, il Vessalius era seriamente preoccupato per il tempo che non accennava a migliore, anzi. Tutt'altro, sembrava peggiorare ogni minuti che passava. La neve cadeva fitta e da quel che poteva vedere avrebbe anche continuato così per tutta la notte. Uscire con quel tipo di tempo con una carrozza era fuori discussione, i rischi erano tantissimi. Rivolse un'occhiata imbarazzata al separé, come se quello stesso oggetto blu fosse Leo.
    « Se ci dovessero essere problemi, e ho paura che ci saranno, puoi tranquillamente restare qui per la notte » riferì infine, cercando di non ripetere le sillabe ed evitare di balbettare più del dovuto. Dovette persino distogliere lo sguardo e posizionare in direzione della prima cosa che gli capitò a tiro.
    « Ah, comunque io ho finito » comunicò dopo, cercando di cambiare argomento.
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    Dopo aver richiuso la porta, Oz si ritrovò leggermente barcollante. Ancora non aveva ripreso a respirare normalmente, e continuava a tossicchiare un po'. Così decise che era meglio non restare troppo in piedi, prima di finire col perdere i sensi, facendo prendere davvero un colpo a Leo. Raggiunse a fatica il letto, sedendosi accanto al moro, con gli avambracci poggiati sulle gambe e la testa a penzoloni in avanti. Cominciava ad avere la vista leggermente appannata e la stanza sembrava girare un po'. Si passò una mano sul viso, come a calmare il capogiro, per poi rivolgere uno sguardo a Leo. Lo stava supplicando di farsi vedere da un medico, ma quello che lo distrusse psicologicamente fu il fatto che aveva gli occhi lucidi. Sono un idiota. Oz si maledì per tutto il casino combinato. Adesso il moro stava sicuramente passando il tempo ad incolparsi per le sue condizioni, quando in realtà non poteva sapere che sarebbe successo. Si ripeté di essere scemo una decina di volte, prima di riprendere a parlare, nonostante il respiro affannoso.
    « Ehi » richiamò per sicurezza la sua attenzione, anche se sapeva che era già concentrata su di sé « Non è colpa tua. Sia chiaro. Era una cosa che dovevamo fare, e tu non potevi mica sapere gli effetti collaterali del rigettare un'anima. Quindi non tormentarti per qualcosa di cui non hai colpa, okay? Mettiti tranquillo a riposo, ora » scandì bene tutte le parole perché fossero recepite. Questo però non basto a calmare Leo. Sospirò. « Non ti preoccupare, anche io sono duro a morire » continuò « ...E se proprio ci tieni vado a chiamare di nuovo il medico » si arrese alla fine.
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    I colpi di tosse continuavano a scuotergli il petto. Più cercava di prendere aria, più la gola gli pizzicava così tanto da farlo tossire ancora, e ancora. Aveva visto Leo schizzare letteralmente via dal letto, al primo suo sintomo di brutte condizioni, senza che Oz avesse potuto farci nulla. Non voleva assolutamente che l'altro si affaticasse, dopo aver rischiato davvero grosso, ma il moro si era precipitato di sotto in un attimo, non dandogli il tempo nemmeno di dire nulla, e gli ordinò anche di non muoversi. Tra uno spasmo e l'altro, si stava facendo completamente prendere dal panico, sempre di più, da quella emottisi violenta. Cadde di peso sul materasso, stringendosi il petto e il lenzuolo, con la tosse continua. Gli faceva all'improvviso male tutto il torace, proprio all'altezza del cuore. Sono questi gli effetti "collaterali"? pensò, a mente poco lucida. Dopo che aveva rigettato l'anima di Jack, lasciando perdere qualsiasi conseguenza negativa avrebbe potuto avere su di lui una tale cosa, si era precipitato su Leo ferito senza pensarci due volte. Ma si accorgeva solo ora che probabilmente lo strappo avvertito durante l'espulsione era la distruzione del delicato quanto instabile equilibrio che aveva instaurato da quando il falso eroe albergava nel suo corpo. Quando finalmente gli spasmi smisero per un po', con l'asciugamano e parte del lenzuolo ormai tutto chiazzato di un rosso vivo, il biondo riprese per un attimo controllo di se stesso. Non sapeva che fare. Sapeva solo che respirava a fatica, la porta poi si era spalancata di punto in bianco, e da questa era entrato il medico allarmato, seguito da un Leo decisamente malconcio. Oz sussultò e si maledì per non averlo fermato in tempo. Quando il dottore gli si avvicinò, il biondo si alzò prontamente, seppur barcollante, dal letto.
    « È tutto a posto. Non c'è bisogno che mi visiti di nuovo, non è nulla » decretò, consapevole dell'enorme falsità che aveva appena detto. Si vedeva lontano un miglio che non stava bene, ma preferiva di gran lunga far rimettere a riposo Leo, che era messo molto peggio di lui. Inoltre non voleva dare troppe spiegazioni dal dottore, che da quel poco che aveva visto si era dimostrato più curioso del dovuto. Si avvicinò quindi al moro, trascinandolo di peso dal braccio sano fino al letto, sul quale lo fece sedere, e congedò in malo modo il medico, che con aria interrogativa se ne stava ancora in mezzo alla stanza.
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    Oz non condivideva assolutamente il fatto che Leo volesse lasciare la locanda. O meglio, in parte lo capiva, ma in quelle condizioni il moro non sarebbe potuto andare da nessuna parte, nemmeno con tutta la volontà di cui potesse disporre. Aveva bisogno di riposarsi, per rimettersi al meglio.
    « Per il momento non ci muoviamo. Capisco la situazione, ma con quella ferita non puoi di certo andartene tranquillamente in giro, come se niente fosse. Soprattutto con quest'acquazzone » decretò, indicando la finestra sulla quale le gocce di pioggia scivolavano da quando erano arrivati. Sicuramente non sarebbe durato molto, visto che non era la stagione di temporali, ma in ogni caso Oz non avrebbe permesso a Leo di affaticarsi adesso, ricercato o no. Si voltò verso il moro di nuovo, trovandolo a guardare un punto fisso che non identificò subito. Provò a seguire lo sguardo dell'altro arrivando alla sedia. Lì per lì non capì, nemmeno quando l'altro gli domandò qualcosa che aveva a che fare col sangue. Poi si sentì trasalire. Oh mio Dio. L'asciugamano, il suo asciugamano, aveva una chiazza rosso scuro in bella vista. Oz non se n'era completamente accorto. Possibile che fosse già sporco? No, era bianco prima. Quindi come diavolo...?
    « Io non... » Trasalì di nuovo, quando gli vennero in mente i colpi di tosse di prima. Non era sicuro, ma forse poteva aver davvero sputato sangue senza accorgersene per nulla. Si voltò verso Leo, impaurito, e fu sul punto di parlare, prima che un altro colpo di tosse, più forte del normale, lo piegasse in due, e altro sangue macchiasse stavolta l'accappatoio.
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    CITAZIONE
    Dalla Retrace 49

    Legenda:
    descritto
    « parlato »
    pensato


    Vagando per i corridoi dell'imponente villa di Yura, Oz riuscì finalmente a respirare. Nonostante non fosse quello il suo posto, il biondo necessitava di un attimo di pausa da quelle continue accoglienze di ospiti, anche se avrebbe dovuto fargli piacere in quanto era la festa del suo ingresso in società. In più, avere Yura stesso costantemente appiccicato come una cozza era più stressante di quanto avesse immaginato. Sospirò, già stanco, nonostante la festa fosse appena iniziata. Camminava a passo svelto, per allontanarsi il più possibile dal salone principale. Sapeva perfettamente di non essere lì per un semplice tea party allargato con un centinaio di persone in più del normale, ma davvero non ne poteva più. Cominciava a stancarsi di tutto quel sorridere a gente che in realtà lui nemmeno conosceva. Aveva lasciato Eques nell'ombra di Gil, affinché Yura rimanesse comunque sotto stretto controllo, e intanto il resto di Pandora cercava la pietra del sigillo. Tutto filava lisciò anche senza di lui. Percorse il lungo corridoio, arrivando alla rampa di scale che portava all'ingresso secondario. Si appoggiò alla ringhiera, sospirando di nuovo. Era un po' turbato da quel che gli aveva detto Elliot. Leo si comportava in modo strano, era anche a riposare in qualche stanza. Per non parlare poi del fatto che da quando aveva capito che Break era diventato cieco, si sentiva costantemente in pensiero, anche se sapeva che non c'era bisogno. Sospirò ancora, ascoltando la musica ovattata che arrivava fin lì dal salone.
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    Non seppe dire esattamente quanto tempo dopo aver lasciato la stanza il medico si presentò da lui. L'impulso di chiedergli come stesse Leo superò di gran lunga l'uso delle buone maniere. A quanto pareva, non correva più rischi, visto anche che si era già svegliato dopo lo svenimento. Se fosse stato qualcosa di particolarmente grave, non avrebbe infatti ripreso conoscenza così in fretta, e aveva bisogno comunque di non fare sforzi e riposare. Oz tirò il più grande sospiro di sollievo di tutta la sua vita, sentendo la preoccupazione alleggerirsi, e di molto. Avrebbe preferito tornare in camera da Leo, ma a ben vedere il moro aveva dato istruzioni perché anche il biondo fosse visitato. Oz, inizialmente, fu parecchio restio, ripetendo che non ce n'era alcun bisogno, ma alla fine cedette all'insistenza del dottore. Fu un semplicissimo controllo veloce, e non gli fu diagnosticato niente di grave, come si aspettava. O almeno apparentemente. L'asciugamano sporco di rosso non fu notato nemmeno dal medico, che attribuì la sua lieve tosse al freddo preso per la corsa sotto la pioggia. Anche questo come il biondo si aspettava. Congedatosi, a Oz non rimase che filar via nella stanza. Si strinse l'accappatoio morbido sulle spalle, prendendo anche l'asciugamano e la sua giacca, e si avviò. Saluto l'altro con un gesto della mano e un cenno del capo, una volta che fu dentro.
    « Il medico mi ha detto che ti riprenderai » disse, mentre poggiava giacca e il resto sulla poltrona vicino la porta « E questo mi fa molto piacere » gli sorrise, davvero felice per la notizia.
    Tossì un paio di volte, senza dargli peso più di tanto, e si risedette sul materasso accanto a Leo. « Come vedi adesso sono asciutto, quindi non mi muoverò da qui per le prossime ore » decretò, con tono fintamente soddisfatto .
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    Si diede mentalmente dello stupido per la domanda molto cretina e all'apparenza senza senso che aveva formulato. Non avendo specificato a cosa si riferisse, non si stupì più di tanto se Leo non avesse capito ciò che intendeva.
    « Perdono, mi sono espresso male » si scusò prima di tutto, mentre prendeva a sfilarsi il resto degli indumenti umidi « Volevo sapere se i vestiti che ti ho dato vanno bene come taglia » continuò tutto d'un fiato. Di sicuro il moro l'aveva probabilmente preso per scemo, visto che aveva balbettato tutto il tempo, era arrossito come una ragazzina davanti al ragazzo che le piace, e oltre allo scordarsi del fatto che non potevano spogliarsi entrambi lì come se niente fosse, aveva iniziato a fare domande stupide. Bene. Benissimo, direi. Si passò una mano sul viso, semi esasperato, asciugandosi dov'era ancora bagnato e prendendo ad indossare i vestiti asciutti, malamente gettati sul letto qualche momento prima. A causa del silenzio piombato nella stanza, Oz riusciva a sentire in modo chiaro il vento sferzare alla finestra e la pioggia, o che neve che fosse, picchiettare sul vetro, scivolando poi via. Si infilò i pantaloni, e quando si udì una folata più forte, si avvicinò alla finestra, guardando fuori le intemperie atmosferiche e ignorando il gelo che filtrava da fuori.
    « Se il tempo non migliora neanche un po', non potrai tornare alla magione dei Nightray stasera » disse, prima di immaginare quanto sarebbe stato imbarazzante tutto ciò, se già per un po' d'acqua i due si ritrovavano a balbettare e arrossire.
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