Posts written by __shiroi

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    Oz ripensò bene all'ipotesi che Alice potesse non appartenere ad un casato nobile. Era probabile, questo sì, però dai ricordi della dimensione di Cheshire non gli era parso proprio per niente così. La torre in cui aveva visto la morte della Chain, per quanto traumatizzante fosse stato quel momento, non era molto lontano dalla magione, epicentro della Tragedia. Aveva corso lungo il giardino e vi era entrato. L'ambiente non era esattamente così povero, o quanto meno arrivava ad essere un lusso che poteva permettersi solo gente di un certo calibro, e non una persona qualunque. In più, dall'arredamento strettamente femminile, Oz aveva dedotto che non poteva viverci altri se non lei. Era un dettaglio che aveva tralasciato nel suo racconto. Stava per riferire cosa si era ricordato, ma fu bloccato dalle parole di Leo. Forse il moro lo aveva letto nel pensiero, o forse si era accorto delle sue occhiate, fatto sta che aveva appena risposto al perché si nascondesse gli occhi. Vedeva cose che nessun altro poteva, e fu triste anche di scoprire che il moro fosse orfano. Lì per lì rimase incredulo alla rivelazione importante, e gli parve quasi assurda, ma alla fine Leo non aveva motivo di dirgli una scemenza. Oz rimase inoltre particolarmente colpito dalla frase sul collegamento con l'Abisso. Ci rimuginò sopra qualche attimo, prima di parlare.
    « Il collegamento potrebbe essere il fatto che Lacie è stata gettata nell'Abisso...ma in ogni caso, mi pare troppo frivola come cosa. Se come dici tu qui ci sono chiazze di luci al pari della Casa di Fianna che si trova sulle macerie di Sablier, il collegamento deve essere parecchio ampio » decretò, guardandosi intorno. Lui non vedeva niente, tutto normale, ma si fidava di quel che gli aveva detto l'altro, e quasi si sentì a disagio del fatto che lucine fluttuassero attorno a lui senza che se ne accorgesse.
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    Oz non poté fare a meno di far uscire una risatina, quando l'altro gli diede del testone. E lo era davvero, visto che i sensi di colpa non erano spariti. « Di certo adesso la colpa non è tua, non potevi mica saperlo che Jack ti avrebbe attaccato così all'improvviso » lo ammonì, cercando di mantenere il suo stesso tono scherzoso, anche se la situazione era tutt'altro che divertente. Si ride per non piangere. Quando Leo gli strinse la mano un po' di più, lui fece altrettanto. Lo aveva ringraziato per averlo aiutato e per essere rimasto, e Oz avrebbe tanto voluto dirgli che non ce n'era bisogno. Non avrebbe mai e poi mai lasciato il moro morire, soprattutto per colpa di quel bastardo di Jack, e dopo tutto quel che era successo. Provava per Leo molto più del semplice affetto dell'amicizia, e perderlo adesso che l'aveva capito... ne sarebbe stato troppo distrutto. Quando l'altro gli disse di filare ad asciugarsi, il biondo alzò la testa dal materasso e fece per rispondere che stava bene, ma fu bloccato dal bussare alla porta. Finalmente.
    « Sarà sicuramente il dottore » disse alzandosi. Era ancora tutto gocciolante e visto che Leo gli aveva promesso - anche se sapeva bene che non dipendeva da lui - di non fare sciocchezze, il minimo che poteva fare adesso era ubbidire all'ordine dell'altro. « Ora vado a darmi una sistemata. Mi raccomando, tu » lo additò con finto tono minaccioso, prima di rivolgergli un sorriso e chinarsi a rubargli un bacio veloce. Avrebbe tanto voluto continuare a baciarlo, ma non poteva. Si diresse dunque ad aprire la porta, e come immaginava era proprio il medico. Oz gli indicò il letto, spiegandogli il fatto che Leo avesse una grossa ferita sulla spalla, omettendo ovviamente come se la fosse procurata, dopodiché lasciò la stanza. Si fece dare alcuni asciugamani e si asciugò meglio che poté. Di certo non lo era completamente a lavoro ultimato, ma almeno i capelli e i vestiti avevano smesso di gocciolare. Gli diedero anche una sorta di accappatoio, che il biondo si mise addosso, al posto della giacca, sporca di sangue, che aveva. Continuò poi, nell'attesa, ad asciugarsi testa, visto che iniziava ad avere davvero freddo, e tossì diverse volte, attribuendolo al fatto che fosse stato totalmente lavato da un temporale. Non si accorse per nulla, tanto era preso dalla preoccupazione, che, mentre tossiva, aveva sputato un po' di sangue, macchiando di rosso la candida stoffa bianca.
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    Quando sentì la mano di Leo afferrargli la sua, trasalì per un attimo. Non si aspettava che l'altro lo fermasse, e dopo tutta quell'imbarazzante situazione, non riuscì proprio a sussultare vistosamente. Non appena il moro, comunque, gli disse che andava bene così e mostrò ancora una volta preoccupazione nei suoi confronti, Oz gli accarezzò istintivamente i capelli, scompigliandoli un po' più di quanto erano già.
    « Guarda che anche tu non sei da meno. Rischi di beccarti un malanno coi fiocchi » disse, distogliendo lo sguardo, mentre iniziava a pentirsi del gesto troppo confidenziale e a sentirsi a disagio. « V-visto che per te va bene così, è meglio se ci cambiamo in fretta »
    Sperò di non aver balbettato troppo e non appena entrambi furono "soli" nella propria parte di stanza, iniziò a spogliarsi. Mentre sbottonava la giacca, si accorse delle dita che gli tremavano e sentiva benissimo l'agitazione crescergli fin dalle viscere. Questo non è normale pensò, imbarazzato, mentre si sfilava anche la camicia, rimanendo a petto nudo. Allungò una mano su quella asciutta e rivolse uno sguardo al separé blu. La consapevolezza del fatto che dall'altra parte ci fosse Leo, lo fece avvampare anche di più. Non è decisamente normale.
    « Tutto a posto, no? » domandò senza rendersene conto.
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    Oz non si aspettava proprio di sentire la voce di Leo, e infatti sussultò appena giunse alle sue orecchie. Volse gli occhi, ancora pieni di lacrime, in direzione del cuscino, trovando il moro già sveglio. « Leo! » riuscì a dire, fra uno spasmo e l'altro a causa del recente pianto. Si alzò, senza lasciare la mano dell'altro, inginocchiandosi accanto al letto e avvicinandosi di più. Nonostante il neo Baskerville aveva cercato di rassicurarlo, anche in modo scherzoso, il biondo non riusciva proprio a calmarsi. Era ancora troppo spaventato e finché il dottore non gli avesse assicurato che l'altro era fuori pericolo e si sarebbe ripreso, non avrebbe tirato nemmeno un sospiro di sollievo. Si passò la mano libera sul viso, cercando di asciugarsi gli occhi e fermare le lacrime, che sembravano non averne completamente l'intenzione.
    « Come ti senti? Ti fa ancora tanto male il braccio? » domandò, quando finalmente riuscì a riprendere in parte controllo di se stesso « Ho fatto chiamare un medico, sarà qui a minuti. Tu cerca di non muoverti, di stare tranquillo e a riposo. Se ti serve qualsiasi cosa chiedi a me »
    Sembrava quasi una madre iper-protettiva, ma in realtà era davvero preoccupato e non avrebbe mai sopportato la sua morte. Nonostante non ricordasse esattamente l'anatomia precisa, sapeva che nel braccio c'era un vaso sanguigno importante che, se lacerato, poteva portare alla morte per dissanguamento in pochi attimi. E anche se adesso dalla ferita di Leo non usciva più sangue a fiotti, era terrorizzato dal fatto che aveva perso i sensi.
    Tirò su col naso, sia per l'essere ancora zuppo d'acqua, sia per il pianto, che finalmente era riuscito a fermare. « Vedi di non... » riprese a dire « fare cose stupide come morire » Appoggiò la testa sul materasso, con il viso rivolto sempre in direzione di Leo, e rimase in silenzio a guardarlo, anche lui ad occhi socchiusi, mentre un leggero mal di testa cominciava ad infastidirlo. Sarà per tutta la tensione pensò, intrecciando le dita della mano con quelle di Leo. Continuò a non fare caso al fatto che fosse bagnato dalla testa ai piedi, concentrandosi sugli occhi viola del moro.
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    Nonostante Leo lo avesse rimproverato del fatto che non era colpa sua e gli avesse anche asciugato le lacrime, Oz non riusciva a smettere di sentirsi spaventato e tremendamente colpevole. Se solo non si fosse distratto forse avrebbe fermato la catena, prima che fosse riuscita a colpire il moro. Quando furono in piedi, lo vide allacciarsi il nastro intorno al braccio e bloccare così gran parte dell'emorragia. L'avrebbe fatto lui, visto che il gesto fu eseguito con una fatica immane che Oz sentì benissimo. Tuttavia fu sollevato dal miglioramento della situazione, per un attimo, prima di sprofondare di nuovo nel panico più totale. Si era ritrovato a sorreggere completamente Leo privo di sensi. È svenuto. Era sicuramente per il fatto che aveva perso parecchio sangue, ma non sapeva che fare in quel caso. Nessuno gli aveva mai detto come prestare soccorso a un ferito, sapeva solo che lo svenimento di certo non era una buona cosa. La pioggia cominciava a scendere sempre più velocemente, bagnandoli entrambi e al biondo urgeva trovare il prima possibile un posto. Azzardò qualche passo, rendendosi conto che in quel modo ci sarebbe stato una vita a trovare un riparo, così si caricò totalmente in spalla l'altro, prendendo a camminare il più in fretta possibile, stando sempre attento a non sballottare troppo Leo. Cercò di ricordarsi mentalmente dove si trovavano e a quanto distava la locanda più vicina, ma a stento riconobbe la zona della città in cui erano. La ferita continuava, seppur molto di meno, a sanguinare. Anche se non lo vedeva, Oz sentiva il sangue caldo di Leo diffondersi anche sulla sua giacca. Resisti!. Per fortuna, non gli fu difficilissimo trovare una locanda. Entrò veloce, facendo sobbalzare l'anziana donna che era all'interno. Il biondo le urlò, con la voce più ferma possibile nonostante l'agitazione, qualcosa riguardo alla prima camera a disposizione per far sdraiare il moro e al chiamare in fretta un medico. La signora, anch'ella nel panico, fece come gli fu chiesto senza fare troppe domande. La camera era, grazie a Dio, a piano terra, così Oz non ebbe da fare le scale. Non appena fu dentro, ancora tutto gocciolante, adagiò piano Leo sul letto, per poi asciugargli quanto meno un po' la testa con l'asciugamano. Gli controllò il polso, per sicurezza, assicurandosi che l'altro fosse ancora vivo. Il cuore batteva e il moro respirava ancora. Sospirò, cercando di ragionare con lucidità. Aveva la tachicardia a mille e la tempia che pulsava. Decise di cambiare la fasciatura temporanea, in attesa dell'arrivo del medico. Le garze erano zuppe, sia di acqua che sangue, e Oz tremava a vista d'occhio mentre le cambiava. Una volta finito, asciugò, approssimativamente, ancora un po' la chioma di Leo e i suoi vestiti, per poi coprirlo con il lenzuolo. A quel punto si sedette sul bordo del letto, prese una mano dell'altro, stringendola, e lasciò che le lacrime e il pianto, soppressi da quando il moro aveva perso i sensi, venissero fuori senza troppe cerimonie.
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    Il tuo peccato è la tua stessa esistenza. Risentire quelle parole fu davvero strano. Soprattutto per il fatto che adesso non erano rivolte a lui. Era partito alla ricerca di una risposta che gli facesse capire il perché di quella condanna così apparentemente senza senso, e adesso che le catene di Jabberwock stavano tirando nelle profondità dell'Abisso l'anima di Jack finalmente l'aveva trovata. Lui stesso era il mio peccato. Il Vessalius più grande non gli sembrava poi così turbato da ciò che accadeva, ma in fin dei conti adesso erano separati, e Oz non condivideva più con lui le proprie emozioni e viceversa, quindi non poteva sapere cosa provasse l'altro. Quando anche l'ultima ciocca bionda svanì insieme al varco nero, Oz riprese totalmente il controllo del suo corpo. Gli sembrò di colpo pesante, e cadde sulle ginocchia, avvertendo ancora il dolore al petto. Era stato come strappare via una parte di lui, anche se Jack in realtà non lo era proprio, e si passò una mano all'altezza del cuore, per poi sussultare quando udì la voce flebile e spaventata di Leo chiamarlo. Spostò lo sguardo nella sua direzione, rimanendo sconcertato da quel che vide. Il moro semi-disteso a terra, con la mano premuta sulla spalla imbevuta di rosso. La catena, maledizione, la catena! Con il susseguirsi degli avvenimenti si era per un attimo tolto dalla mente il fatto che l'altro era rimasto ferito. « Leo! » Scattò in avanti subito, raggiungendolo. La stoffa era zuppa di sangue tutta intorno alla parte in cui era stato colpito. Oz si fece prendere dal panico, prima di decidere che doveva agire in fretta, o Leo sarebbe morto dissanguato.
    « Okay, okay, va tutto bene » ripeté più volte, nervoso, mentre sfilava il più delicatamente possibile la giacca all'altro. No che non va bene. Le mani gli tremavano anche di più adesso, e al pensare che fino a qualche minuto fa le aveva strette la collo del moro si sentiva male per i sensi di colpa. La camicia bianca era tutta rossa, vicino al taglio nella stoffa sotto il quale si intravedeva la carne lacerata. « Oddio, mi dispiace tanto » soffiò, con voce tremante, sfiorandogli la guancia con la mano. Rovistò nella tasca interna del suo soprabito, uscendone poi un fazzoletto abbastanza grande da essere diviso in due. Strappò il primo pezzo, con cui tamponò, sempre con delicatezza, la ferita. Anche quel pezzo di stoffa si macchiò di sangue, così come le sue dita, e sentiva di nuovo gli occhi pizzicargli. « Mi dispiace davvero tanto »
    Con il secondo, girò completamente attorno alla spalla, creando una piccola fasciatura provvisoria, ma anche quella iniziava a colorarsi di rosso. « Per il momento non posso fare di più »
    Non si era accorto che nel frattempo lacrime solitarie avevano preso a scendere silenziose lungo il viso. Ti prego, non morire.
    Alzò gli occhi al cielo, perché si era comunque reso conto del fatto che gli era pure arrivata una goccia di pioggia. « Dannazione, ci mancava solo questa! » Imprecò, innervosito e totalmente spaventato dalla situazione, mentre un'altra goccia, seguita da ancora altre, prendevano a cadere. Afferrò la giacca di Leo e gli tese un mano. « Dobbiamo trovare un posto dove ripararci e medicarti come si deve »
    Non aspettò nessuna replica o risposta, tirandolo su, e il biondo passò intorno alle sue spalle il bracco non ferito di Leo. Gli afferrò saldamente anche il fianco, per sorreggerlo.
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    A Oz non smettevano di tremare le mani. Nonostante si imponesse di mantenere la calma il più possibile, l'idea di dover far uscire Jack con il pericolo di uccidere Leo lo faceva sprofondare nel panico più totale. Era spaventato a morte, lo sentiva benissimo, ma cercò di non darlo troppo a vedere, e prese un bel respiro per tentare di calmarsi.
    « Visto che dobbiamo farlo, cercherò di rigettarlo come meglio posso » rispose, maledicendosi per il fatto che anche la sua voce tremasse. Dannazione. Sperò con tutto il cuore che il moro non se ne fosse accorto. A quel punto lo allontanò un po' da sé, quanto bastava per sciogliere l'abbraccio e guardarlo dritto negli occhi, mantenendo le mani sulle sue spalle. « Se non dovessi riuscirci, vattene subito »
    Non si aspettò una risposta, perché quella non era di certo una richiesta amorevole. Era un ordine, anche se non aveva l'autorità giusta per imporglielo. Non avrebbe avuto senso niente di tutto quello se il moro fosse morto. « Bene, ci siamo »
    Chiuse gli occhi, facendo scivolare via le mani da Leo e immergendosi in quel luogo scuro, uno specchio d'acqua limpida, in cui aveva occasionalmente comunicato con l'anima dell'eroe. Jack. Chiamò, mentre guardava lo spazio vuoto e le increspature ai suoi piedi che partivano da lui. Nessuna risposta. La sua forza di volontà era catalizzata sul far uscire l'altro, ma stranamente adesso sembrava avere l'intenzione di restare nascosto. Sospirò. « Jack » riprovò più forte, e nulla di nuovo. « Jack. » ripeté ancora. Non ebbe il tempo nemmeno di aspettare qualche attimo, stavolta, che Oz sentì chiaramente perdere contatto con il suo corpo. Eccolo. Gli occhi smeraldo mutarono in rubini rosso sangue, mentre Jack risalì velocemente in superficie. Per quanto fu improvviso, il biondo rimase per un attimo disorientato, lasciando che il potere di B-Rabbit fluisse involontariamente e, prima di bloccarla, una catena partisse dritta verso il moro, arrivando a ferirgli il braccio. NO! Oz sussultò, respingendo l'altro all'interno. Fu una cosa dettata totalmente dall'istinto di protezione verso Leo, ma anche se un gesto impulsivo, almeno evitò che Jack facesse uso del resto del potere e riacquisì un po' di sensibilità del proprio corpo. Si fermò un secondo, per poi riprendere a spingerlo fuori di nuovo. Non c'erano seconde possibilità e non doveva lasciarsi sfuggire quella che aveva. Ce la puoi fare, si disse. Probabilmente il finto eroe capì di non poter utilizzare la falce, né le catene, visto che passò allo scontro diretto. Oz, per quel poco che sentiva e capiva, si ritrovò ad avere entrambe le mani strette al collo di Leo. Si impose di non fermarsi e di non cadere in preda al panico, mentre aveva sbattuto l'altro al muro e lo stava a tutti gli effetti strangolando. Respirava male e iniziava a temere di non farcela. Nonostante stesse rigettando Jack con tutto se stesso non riusciva a farlo uscire totalmente fuori da sé. « Esci, dannazione, ESCI! ». Il Vessalius più grande stava uccidendo il moro attraverso il suo corpo, senza che lui lo smuovesse di un dito, e a quel punto vacillò inesorabilmente. Gli occhi gli bruciarono, e le lacrime cominciarono a solcare il suo viso. No, no, no. Non voleva perderlo, non voleva fare questo, non voleva ucciderlo. "Io non voglio ucciderli!" Un lampo grigio gli attraversò la mente. Quello era...un suo ricordo? Rimase per un attimo interdetto. Aveva l'impressione di aver già provato qualcosa di simile, visto una situazione simile. "Cosa stai facendo ad Oz!?" Ebbe una fitta alla testa, ma cercò di lasciarla stare. Si disse che non era il momento, e colse al volo l'opportunità di essere tornato finalmente in sé. Fece uno sforzo immane, richiamando a raccolta tutta la forza di volontà di cui disponeva, e dallo strappo netto che sentì e il dolore lancinante diffondersi nel petto, capì di esserci riuscito. L'anima di Jack stava lasciando finalmente il suo corpo, che aveva allentato lo presa dal collo di Leo e oramai totalmente in mobile di fronte a lui.
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    Mentre iniziava seriamente a morire congelato, Oz decise che era il momento di sbrigarsi a trovare qualcosa da mettere anche lui. Prese le prime cose che gli capitarono sotto mano nell'armadio e agguantò un asciugamano, passandoselo sulla testa per tentare di far smettere di gocciolare i propri capelli, ridotti a una matassa bagnata biondo scuro appiccicata tutta alla fronte. Alzò gli occhi verso Leo, che continuava a fissarlo. Uhm? Gli rivolse un sorriso, sperando che anche da sotto l'asciugamano potesse vederlo, quando l'altro lo ringrazio. Fu lì per lì per rispondergli che non c'era bisogno che gli dicesse grazie per così poco, ma sentì la voglia di sprofondare sottoterra invaderlo all'improvviso da capo a piedi nel momento in cui il moro gli chiese dove potesse cambiarsi. Non ci aveva pensato. Non ci aveva totalmente pensato. Anche se erano entrambi due ragazzi, non poteva mica lasciare Leo in mezzo alla stanza a togliersi i vestiti davanti a lui come se niente fosse. Sarebbe stato ai limiti dell'indecoroso, nonché incredibilmente imbarazzante aggiunse poi mentalmente, immaginandosi la scena. Si passò una mano sul viso, arrossendo per la vergogna e per i pensieri decisamente poco appropriati che gli stavano passando per la mente.
    « Sì, e-ehm...scusa, hai ragione » balbettò, tenendosi ben stretto l'asciugamano sulla testa, in modo che mentre attraversava la stanza l'altro non potesse vedere quanto sicuramente le sue guance si erano imporporate. In un angolo, vi era un Separé color blu scuro appoggiato al muro. Oz si ricordò del fatto che forse l'avesse comprato Miss Kate, ma non era così importante in quel momento. Lo prese e lo aprì completamente, creando come un piccolo muro che divideva la stanza in due parti.
    « Così dovrebbe andare bene, puoi cambiarti qui dietro » disse, per poi pentirsene subito. Gli venne in mente che forse sarebbe stato comunque imbarazzante in quel modo, o Leo si sarebbe potuto sentire a disagio. Si passò ancora una volta la mano sul viso. « Okay, forse è meglio che io esca direttamente dalla stanza e tu mi chiami quando hai finito » sentenziò alla fine, dirigendosi verso la porta.
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    Oz non riuscì proprio a non ridacchiare quando Leo diede sfogo a tutta l'antipatica che, a quanto pareva, provava nei confronti di Barma, definendolo nient'altro che un sacco pieno di segatura che se la tira. In effetti non poteva constatare se fosse davvero così, ma da quel poco che aveva sentito dire sul conte del Duca gli diede mentalmente ragione. Però, per quanto non fosse esattamente nelle loro grazie, attualmente era la loro unica possibilità. Non appena l'aria sarcastica svanì del tutto, anche il sorriso del biondo fece altrettanto. Break gli aveva detto qualcosa a riguardo del fatto che per ottenere informazioni da quell'uomo bisognava adeguatamente ricompensarlo con altre informazioni a lui sconosciute e di altrettanto valore. Altro che gran problema, questo è proprio un vicolo cieco.
    « Non è neanche solo questione del fatto che quelle che potremmo fornirgli preferiamo tenere per noi » prese a parlare, mentre rifletteva sulla cosa « C'è anche la possibilità che a Barma non interessino cose del genere, ammesso che alcune non le sappia già »
    Nonostante si sforzasse di trovare una soluzione, dovette infine sospirare, arrendendosi all'evidenza che non c'erano vide d'uscita se non arrivare a compromessi con Barma.
    « A questo punto non so più che dire » continuò a fissare le pareti della cripta « Quel che abbiamo scoperto non ha fatto altro aumentare i nostri dubbi » si passò una mano sul viso esasperato. Cominciava anche ad avere mal di testa. « Possiamo solo provare a vedere se ci è sfuggito qualcosa »
    Prese il libro dalle mani di Leo e sfogliò qualche pagina, controllando i nomi. « Ora che ci penso non abbiamo trovato nessuna Alice, non è strano? »
    Oz era più che sicuro del fatto che la ragazza fosse vissuta al tempo della Tragedia, e se Jack la conosceva, doveva pur esistere da qualche parte.
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    Oz si portò una mano davanti al naso per evitare di dover starnutire di nuovo. Continuava a gocciolare ed a bagnare il pavimento, ma non se ne curò più di tanto, la sua priorità era trovare dei vestiti asciutti. Sussultò e arrossì lievemente quando Leo gli toccò la fronte per sentire se era salita febbre, e sorrise alle sue premure. Di rimando, alzò le mani sulla testa dell'altro, prendendo ad asciugargli la folta chioma ancora tutta bagnata con il lenzuolo che gli aveva dato prima.
    « Sei messo nella stessa situazione anche tu » esordì « Quindi non ti preoccupare, ci penso io. Ho dei ricambi che possiamo usare in camera mia, vieni. »
    In realtà la stanza in cui aveva preso il tea con Leo non era proprio la sua, o quanto meno non era quella in cui passava la notte. Essendo molto più spaziosa, la utilizzava per accogliere gli ospiti, soprattutto quando preferiva avere un po' di privacy a scapito della servitù, esattamente come in quel momento. Prese la candela che il servitore di prima aveva lasciato, la accese e, aprendo la porta, fece cenno a Leo di seguirlo. Svoltò subito a destra, risalendo le scale, in cima alle quali c'era la camera di Oz. Il biondo mantenne il passo del moro, in modo tale che potesse vedere i gradini. Certo, non era completamente buio pesto, ma, se non per qualche illuminazione da parte dei fulmini et similia all'esterno, non era granché facile vedere dove andare. Giunti in cima, Oz entrò per primo, poggiando la candela sul tavolo. Rabbrividì per il gelo che regnava nella stanza e si passò le mani sulle braccia.
    « Eccoci qui, adesso aspetta che ti prendo qualcosa da metterti »
    Si avviò all'armadio senza troppa indulgenza, spalancandolo e, facendo attenzione a non inumidire gli abiti asciutti, iniziò a rovistare alla ricerca di qualcosa di buono da indossare. Tirò fuori una giacca, una camicia e un pantalone un po' più pesanti dei soliti abiti di cotone, e li gettò sul letto. « Puoi mettere questi qui, abbiamo all'incirca la stessa misura, quindi dovrebbero anche andarti bene » disse, mentre apriva un cassetto. « E qui ci sono alcuni asciugamani » continuò, poggiando anch'essi sul letto. Si spostò un ciuffo completamente attaccato alla fronte. « Direi che così tu sei a posto »
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    Si maledì ripetutamente per il fatto di non riuscire a smettere di arrossire come un bimbo piccolo sorpreso a fare qualche marachella e a nascondersi di conseguenza il viso, per non dare a Leo altra conferma di ciò. L'altro intanto continuava a prenderlo in giro, dicendogli che sicuramente era lui a non vederci per niente bene, e si vendicò anche della piccola rivincita che Oz era riuscito a prendersi. Lo paragonò a un pomodoro rosso. Il biondo fu lì per lì sul punto di continuare quella farsa e difendersi dagli scherzi che il moro si divertiva a fargli, ma fu sorpreso da un rumore. Alzò il viso voltandolo velocemente dalla direzione in cui, in lontananza, gli parve di sentire un tuono. Poté anche giurare che una goccia solitaria gli piombasse sul viso, tant'è che rivolse lo sguardo al cielo, aspettandosi che iniziasse a piovere, ma nulla. In compenso si accorse di come il tempo si era totalmente annuvolato. Fu distratto di nuovo, stavolta dalla voce di Leo che gli chiedeva di tornare per un attimo alle faccende importarti. Non ci volle molto perché Oz capisse di cosa stesse parlando. Nonostante il momento idilliaco che c'era stato tra loro due, Jack era ancora lì, dentro di lui, e sicuramente non aveva voglia di starsene a guardare per tutto il tempo. Prese un respiro, con gli occhi puntati in quelli viola dell'altro.
    « Che cosa devo fare? »

    "Jack era ancora lì, dentro di lui"...sta frase è indecentemente fraintendibile xDDD *rotola via*
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    Oz si rintanò meglio che poté tra le braccia di Leo, che si erano strette attorno a lui per abbracciarlo. Era molto più che consapevole di essere diventato rosso più della capoccia bacata di Barma, in fin dei conti era anche per quello che si era nascosto il viso affondandolo nella giacca dell'altro. Eppure quando il moro lo canzonò facendoglielo notare, non riuscì a non arrossire ancora di più, per quanto gli fosse possibile. Per un attimo pensò che non si era mai sentito tanto in imbarazzo, quanto in quel momento. Alzò la testa quanto bastava per guardarlo dritto negli occhi.
    « N-non è vero! » esclamò, per niente convinto, sapendo benissimo che invece era più che evidente. Mai bugia fu più palese di quella. Mise su un piccolo broncio, voltandosi verso destra fintamente stizzito. Nonostante cercasse un modo per far passare il rossore, sapeva per certo che in quel modo non faceva altro che aumentare a dismisura. Alla fine fu costretto a tornare a nascondersi sulla spalla di Leo, troppo preso dalla vergogna per continuare.
    « Beh, forse un pochino... » ammise poi, mentre stringeva una mano sulla stoffa, all'altezza del petto del moro. Avendola posizionata involontariamente proprio sul cuore, Oz poté sentire, seppur poco, il battito dell'altro. Aprì quindi il palmo, per ascoltarlo meglio. Era veloce, irregolarmente accelerato. Esattamente come il mio pensò. Non riuscì proprio a non sorridere.
    « Tanto lo so che, anche se non arrossisci, sei agitato tanto quanto me » lo prese in giro a sua volta, ridendo. Si accorse vagamente del fatto che pian piano il cielo si scuriva. Il tempo stava cambiando? Oppure si stava facendo tardi? Non seppe dirlo con certezza, ma ben poco gli importò, mentre era tranquillamente accoccolato a Leo.
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    Il mio neurone ha ripreso a fare urletti da fangirl dopo quel "Credo di amarti". Ma non diciamolo a nessuno xDD


    La mani di Oz scivolarono lentamente via dal viso di Leo, mentre si baciavano, e con le braccia il biondo circondò la vita del moro, stringendolo a sé. I pensieri smettevano di esistere, così come tutto il resto, e iniziava seriamente a trovare fastidioso il debito d'ossigeno che li costringeva dopo un po' a separarsi. Riprendendo a respirare, il suo cuore perse un battito alle parole d'altro. Si domandò se aveva capito male, e nel momento in cui si rese conto di aver udito benissimo sentì chiaramente le guance andargli a fuoco. Dedurre una cosa era un conto, ma sentirlo con le proprie orecchie era tutta un'altra cosa. Dovette distogliere lo sguardo da quegli incredibili occhi viola per non arrossire ancora di più fino alle punte dei capelli. Aprì la bocca per dire qualcosa, e lì per lì non ci riuscì; aveva tutta l'intenzione di rispondere che per lui era lo stesso, ma era troppo preso dalla situazione, e l'unica cosa che uscì fuori fu solo aria. Così si limitò a sorridere nel modo più sincero che poté, mentre chiamava a raccolta tutte le sue capacità per rispondere.
    « Beh, è sicuramente meno grave del fatto che penso di amarti anche io » disse finalmente, rigirandosi fra le dita qualche ciocca di Leo. Affondò infine il viso nella stoffa della giacca dell'altro, ridacchiando leggermente, per non fargli vedere quanto, ne era sicuro, il suo viso fosse diventato rosso.
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    Altro che B-Rabbit, la vera natura di Oz è il FLUFF! *sprigiona fluffosità da tutti i pori* LOL


    Il fatto che Leo iniziasse a riprendere stabilità da solo attenuò un po' la preoccupazione di Oz, ma l'angoscia non accennava a diminuire. Il moro era, in quanto portatore dell'anima di Glen, costretto a diventarlo suo malgrado. Non dipendeva da una scelta, esattamente come il biondo non aveva deciso di sua spontanea volontà di dover avere Jack con sé, rappresentavano solo un obbligo. Un fardello troppo grande da sopportare per due ragazzini come loro. Mentre Leo continuava a parlare, Oz fu in un certo senso sollevato dal sentire che non aveva intenzione di concludere il rito di passaggio e diventare a tutti gli effetti il nuovo Glen. Stava utilizzando i Baskerville per portare a termine il suo vero scopo, quello di distruggere l'Abisso. Distruggerlo per salvarlo, e annullare così il suo contratto, prima che il sigillo potesse completare il suo giro. Il biondo non poté fare a meno che le sue guance si imporporassero leggermente nell'apprendere ciò, quando i suoi occhi si erano incontrati di nuovo con quelli di Leo. Sentì la presa dell'altro su di sé e non appena gli confessò che, se non fosse riuscito a salvarlo, sarebbe potuto impazzire come Jack, Oz sussultò. No. Non avrebbe mai lasciato che Leo diventasse un verme al pari di quel falso eroe. Che la sua follia raggiungesse i limiti di Jack e lo portasse a fare gli stessi atti sconsiderati. Rimase per un attimo in silenzio, ancora appoggiato con la schiena al muro. Poi gli prese il viso con entrambe la mani, che fino a quel momento erano rimaste aggrappate alla giacca del moro.
    « Non te lo permetterei » disse con voce ferma « Non ti permetterei mai di diventare un essere vile come Jack, neanche se fosse per salvarmi. Preferirei sprofondare nel livello più basso dell'Abisso, piuttosto che vederti ridotto in quel modo »
    Gli rivolse un sorriso triste, prima di avvicinarsi e ricongiungere di nuovo le labbra con quelle di Leo.
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    Oz continuò a sostenere Leo, senza mai mollare la presa. Aveva delicatamente poggiato la testa contro la sua, rintanata nell'incavo del suo collo, mentre ascoltava il moro rimproverarlo, seppur con tono gentile, di non provare a incolparsi. Il biondo non poteva fare a meno di dargli ragione, sul fatto che tutto ciò era successo a causa di Jack, e non sua, ma allo stesso tempo si sentiva ugualmente colpevole per essere stato tanto idiota da non capire niente prima. I ricordi sia di Alice che del finto eroe avevano rappresentato tasselli importanti per condurlo alla verità, ma li aveva assimilati solo in parte, non arrivando al vero significato dell'intera storia. Quando Leo gli portò una mano all'altezza del sigillo, Oz pregò una qualsiasi forza superiore che il suo battito irregolarmente accelerato non fosse notato dall'altro. Ma il pensiero e l'agitazione a riguardo scemarono via nel momento esatto in cui fu nominato di nuovo l'Abisso. L'odio del moro era qualcosa che il giovane Vessalius comprendeva bene. L'Abisso era stato l'inizio di tutto, e probabilmente, pensava, ne sarebbe stato anche la fine. Accarezzò la testa di Leo e lo strinse meglio a sé, non sapendo cosa dire. Le ricerche che avevano condotto tanto tempo prima erano finite in un vicolo cieco, aumentando semplicemente gli interrogativi, invece che risolverli. E in un certo senso non si stupì molto nell'apprendere che Glen non era altro che un nome fittizio. Si era immaginato qualcosa del genere, quando non lo aveva trovato nell'albero genealogico. La cosa che lo lasciò vagamente perplesso però fu il chiedersi se Leo fosse diventato il "nuovo" Glen. Per quel poco che aveva visto, il suo contratto si limitava solo ad un Chain, e non gli risultava che avesse mai ucciso qualcuno dagli occhi rossi. Quindi, semmai fosse stato il prossimo, il suo "rituale" era ancora da completare. Inspiegabilmente un lieve panico iniziava a farsi strada nella sua mente, e mentre razionalizzava i pensieri l'inspiegabilità svanì. Sapeva bene perchè stava avendo paura.
    « Leo, tu... Anche se hai l'anima di Glen, non... » accozzava le parole, senza riuscire a completare un discorso concreto. La prospettiva di una vita breve per Leo lo opprimeva e gli dava un senso di tristezza immane, che anche quello lì per lì non si spiegò. Non c'era un perchè vero e proprio, solo non voleva che il moro fosse costretto ad accettare qualcosa che lui stesso riteneva atroce e a non poter vivere a lungo. O più semplicemente, Oz non voleva che Leo dovesse morire.
    « Non sei il prossimo Glen, no? Non devi stipulare il contratto con gli altri quattro Chain. Non devi uccidere un Bambino della Sfortuna, eh? Non...non devi morire così presto, vero? » disse infine. Le mani gli tremavano, così come la voce, mentre gli occhi iniziavano a pizzicargli e le lacrime minacciavano di scendere giù.

    Tutto ciò è fottutamente fluff, e io ne sono anche consapevole xD
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