Posts written by __shiroi

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    Oz sorrise lievemente nel sentire Leo armeggiare con i bottoni della sua camicia. Lo lasciò fare con calma, cercando di agevolargli i movimenti mentre continuava a baciarlo. Stava letteralmente bevendo il suo respiro e di sicuro non ne avrebbe potuto fare a meno per molto. Accarezzò con la lingua quella dell'altro, continuando a legarlo a sé in un bacio lento, quasi delicato, senza fretta - ormai Oz ci stava prendendo gusto a fare le cose con calma. Voleva assaporare tutto del moro, e aveva come la paura che se fossero stati più svelti non ne avrebbe avuto la possibilità.
    Si tolse la camicia, finalmente del tutto aperta, sfilando anche la giacca di Leo che era decisamente diventata d'intralcio. Gettò entrambi gli indumenti a terra, intenzionato a fare lo stesso anche con il resto.

    Mini-Post °-°
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    Oz rimase in silenzio. Il ragionamento di Leo non faceva un piega, ne era consapevole, eppure non si sentiva lo stesso tranquillo. Era un comportamento stupido, lo capiva da solo - neanche il moro era felice di dover utilizzare Jabberwock così presto. Continuava a non andargli per niente a genio questa cosa, però più rimuginava, più si avvicinava alla conclusione che sì, purtroppo quella era praticamente l'unica opzione possibile a loro disposizione. Avrebbe sinceramente voluto poter essere più d'aiuto di così, ma i poteri di B-Rabbit, nelle loro condizioni, potevano fare ben poco.
    « Va bene » sentenziò infine « Dammi solo un attimo »
    Si era accorto con il senno di poi che praticamente era ancora mezzo nudo. Si rivestì quindi il più in fretta che poté, assicurandosi di non aver lasciato niente - tastò più volte la tasca interna della giacca per controllare di avere ancora il suo orologio. Appena fu pronto, si avvicinò di nuovo alla finestra, giusto in tempo per vedere gli uomini di Pandora entrare di corsa nella locanda. Intanto da fuori la porta giungeva un baccano sempre più intenso e il rumore di passi era decisamente aumentato. Non abbiamo più tempo, pensò.
    « Okay, andiamo » soffiò fuori, con un filo di voce « Cerca solo di non sforzarti troppo »
    E speriamo che funzioni, aggiunge nella sua mente.
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    Oz si sistemò per bene, poggiando la schiena contro la corteggia dell'albero. Era sicuro che anche Elliot e Leo stessero soffrendo il caldo tanto quanto lui e sorrise non appena entrambi fecero lo stesso per mettersi all'ombra. Si stava decisamente bene così - arrivava anche un leggero venticello a solleticargli e rinfrescargli il viso. Dovunque guardava, dopo tanto tempo, finalmente vedeva gente sorridente e a suo avviso anche molto più rilassata. Un attimo di pausa era quello di cui tutti avevano bisogno.
    Si portò la tazza alle labbra e prese qualche sorso di tea; era caldo, questo è vero, però era buono, quasi quanto quello che gli preparava Miss Kate, e in quel momento gli sembrò che tutto fosse perfetto - avrebbe dato qualsiasi cosa per far durare quel momento per sempre.
    « Giusto per concludere la discussione di prima » disse dopo un po', rivolgendosi ad Elliot « credo di averti detto tutto quello che so, su quanto accaduto e sulla riunione dei duchi »
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    Non poté fare a meno di sorridere alle parole di Leo e al tono della sua voce. Aveva letteralmente mandato a farsi benedire le buone maniere - così come aveva deciso di fare lui stesso - e non lo biasimava per niente. Era il momento di piantarla con quello stupido gioco ideato da Barma. Rimase in silenzio ad ascoltare, fino a che il Duca non tornò a rivolgersi a lui. Il secco colpo allo stomaco col ventaglio lo prese letteralmente in pieno e gli creò un vuoto d'aria tale che Oz smise per un attimo di respirare. Non se l'era proprio aspettato; o almeno non pensava davvero che per "metterlo in pericolo" Barma sarebbe ricorso a una cosa tanto vile quale mettersi a pestare a mani nude un ragazzino. In fin dei conti, poteva vantare il titolo nobiliare quanto gli pareva, ma di nobile non aveva nulla e non era una cosa umanamente concepibile quella che stava facendo - ma, al biondo venne da pensare, c'era un solo aspetto del comportamento del Duca che avesse un qualche briciolo di umanità? -
    Oz si piegò inevitabilmente in due, per poi essere tirato di nuovo su dal rosso che l'aveva subito strattonato, afferrandolo per la camicia. Gli porse anche le sue scuse e al Vessalius venne quasi da ridere. Si scusava anche, adesso? E con quale coraggio? Quest'uomo è davvero il peggiore. Tra l'altro, non era cambiato proprio nulla. Jack non sembrava assolutamente invogliato a venire fuori, esattamente come prima, e tutto sommato non gli dispiaceva nemmeno così tanto. Quella ormai era diventata più una questione di principio, che altro.
    Non era comunque intenzionato a prenderle, né tanto meno a rimanere senza far nulla, questo era poco ma sicuro. In fin dei conti, Barma non era l'unico a saper giocare a fare il forte e il biondo, anche se non se ne vantava, era un contraente illegale, dotato di un Chain a pieni poteri, nonostante fino a quel momento non l'avesse mai "veramente" usato. Ma se non era proprio quello il caso? D'altronde, l'aveva detto Jack. Lui aveva il diritto di usare quel potere, e si sarebbe scusato con Alice più tardi.
    Afferrò quindi senza troppe cerimonie il polso della mano del rosso artigliata alla stoffa della sua camicia, mentre le sue iridi divenivano cremisi solo per un paio di minuti e tornavano ad essere color smeraldo. Una sorta di avvertimento.
    « Duca Barma, le do un consiglio » disse calmo, con un piccolo sorriso sulle labbra « Non si diverti troppo a giocare col fuoco, perché le assicuro che finirà per scottarsi »
    Decisamente non era più in vena di scherzare.
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    Leo Baskerville.
    Era questo il nome dello studente di cui aveva appena stretto la mano - e con cui aveva parlato negli ultimi minuti - ed era di fatto la prima persona che conosceva nella sua nuova scuola. Il suo primo amico, in pratica, perché con i suoi compagni di classe aveva spiccicato sì e no 4 parole in croce. Non poté nascondere nemmeno stavolta, mentre la stretta di mano tra loro due si scioglieva, un largo sorriso a trentadue denti - probabilmente con il rischio di sembrare un tipo con la testa fra le nuvole o un po' stupido, perché a pensarci bene passava gran parte del tempo a sorridere continuamente. Ma era contento, e su questo non poteva farci proprio nulla. Poco prima del trasferimento, aveva pensato che sarebbe stato un po' difficile integrarsi, o che avrebbe faticato a trovarsi degli amici nei primi tempi - la solita ansia che attanaglia l'animo di chiunque sta per immergersi in un ambiente del tutto nuovo, in pratica. Suo padre poi non si era sprecato per nulla in incoraggiamenti, come al solito d'altronde, ma tutto sommato stava andando bene per essere solo alla prima settimana di frequentazione. Niente male come inizio.
    Non immaginava nemmeno di fare amicizia così presto con qualcuno di più grande di lui, anche se Leo lo ero solo di un anno e poco più. Sembrava a prima vista anche un tipo abbastanza diligente, quindi per qualche motivo Oz non aveva dubbi sul fatto che avrebbe tranquillamente passato gli esami di idoneità - a differenza sua che continuando così non sarebbe arrivato nemmeno al semestre successivo.
    « Sì, hai ragione! » disse infine, ridacchiando, quando l'altro gli ricordò ironicamente che il tempo passava veloce e che se voleva concludere qualcosa doveva sbrigarsi. Tornò quindi a leggere il testo, iniziando finalmente a capirci qualcosa.
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    Immerso com'era nei suoi pensieri non si era minimamente accorto del fatto che Leo si fosse svegliato e di conseguenza trasalì nel sentire all'improvviso la sua voce. Si voltò di scatto; per poco non gli venne seriamente un colpo, di quanto fu preso di sorpresa e avesse già di suo i nervi a fior di pelle. Sospirò malamente, facendo scivolare via lo spavento ed elaborando la domanda. Era retorica, perchè tanto lo sapeva anche lui che gli uomini di Pandora erano proprio alle porte della locanda.
    Oz non ebbe comunque il tempo di formulare una possibile risposta che già il moro era in piedi a rimettersi i vestiti. Avrebbe voluto seriamente riportarlo a letto, perchè - Porca miseria! - Pandora o meno, era quasi morto dissanguato e la ferita al braccio era tutt'altro che guarita.
    « Leo! » provò a richiamarlo, con tono quasi di rimprovero, ma in un attimo l'altro era già bello che vestito e l'unica cosa che era rimasta al Vessalius da fare era quella di seguirlo con lo sguardo mentre si avvicinava alla finestra, accanto a lui. Il moro diede un'occhiata fuori, constatando da sé che sì, gli uomini di Pandora erano lì e stavano scorrazzando per la viuzza proprio lì sotto, ed espose al biondo il suo piano. Oz per un attimo non credette alle sue orecchie. Voleva davvero utilizzare il suo Chain? Ma era impazzito o cosa!?
    Sembrava proprio che con l'arrivo dei contraenti di Pandora il Baskerville si sentisse autorizzato a fottersene altamente delle sue condizioni fisiche; peccato che Oz non era per niente di quell'idea.
    « Leo, dannazione! » lo ammonì concitatamente di nuovo, afferrandolo per il braccio non ferito stavolta, quasi come ad attirare di più la sua attenzione « Non sei ancora nelle condizioni nemmeno di alzarti! » continuò con la paura e la preoccupazione per il moro che guidavano le sue parole « Come diavolo pensi di-- » Si interruppe poi, mordendosi la lingua e abbassando lo sguardo, mentre la rabbia del momento scemava pian piano via « ...di usare così presto il potere di Jabberwock...? »
    Capiva lui stesso che non potevano permettersi di rimanere lì - Oz non era così stupido - però non voleva che Leo si affaticasse troppo. Anche se la ferita aveva smesso di sanguinare, era lo stesso preoccupato, fottutamente preoccupato per la sua salute, e non poteva farci proprio nulla.
    Non c'è proprio altro modo per uscire da questa situazione?
    Lasciò che la mano scivolasse via, allentando progressivamente la presa sulla stoffa, e l'aria fuoriuscisse dai suoi polmoni in un sospiro.
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    Sentire la mano di Leo all'altezza del cuore fece, per un attimo, sussultare leggermente Oz. Aveva paura che stesse per dire qualcos altro sul sigillo nero che gli marchiava il petto - non avrebbe sopportato di trovare ancora nelle sue iridi viola quella velata tristezza data dalla consapevolezza di non poter far niente, almeno per il momento - ma il vederlo calmo e per niente allarmato lo fece tranquillizzare - un po' emozionare, a dirla tutta, visto che stava ascoltando il battito del suo cuore irregolarmente veloce; arricciò quindi d'istinto le labbra in un sorriso, nonostante l'altro, ad occhi chiusi, non potesse vederlo. Quando il moro gli si accoccolò al petto, fece anche lui la stessa cosa, avvicinandosi di più, abbracciandolo e assaporando il tepore del corpo di Leo; era così piacevole e rilassante, che non poté fare a meno di chiudere anche lui gli occhi e lasciarsi trasportare dalle sensazioni.

    Non seppe dire con esattezza se si fosse addormentato per un po' o fosse semplicemente entrato in dormiveglia - né tanto meno quanto tempo fosse passato - ma dopo quella che gli era sembrata solo una manciata di minuti, aprì gli occhi con un sussulto.
    Un tonfo, proveniente dal piano di sotto, e a giudicare dallo strano trambusto che veniva da fuori non era stato lui ad immaginarselo. Cercò di alzarsi dal letto senza svegliare Leo - o almeno gli sembrava che stesse dormendo - e soprattutto senza fargli male. A ben vedere dalle fasciature la ferita aveva smesso di sanguinare copiosamente e questo era davvero un bene, quindi cercò di fare il più delicatamente possibile. Una volta in piedi, si infilò velocemente almeno la camicia e la biancheria e si diresse alla porta. Si sentiva stranamente allarmato e sperava con tutto il cuore che quella brutta sensazione fosse solo stanchezza o cose così.
    Accostò l'orecchio al freddo legno scuro, tentando di distinguere un po' di suoni. C'era un grande vocio e scalpitio al piano inferiore - la voce urlante che sovrastava tutte le altre era sicuramente quella della oste - mentre altri rumori che non riusciva a riconoscere facevano da sottofondo. Tutto ciò non portava nulla di buono.
    Si spinse via dalla porta, facendo leva sul braccio, per avvicinarsi veloce alla finestra. Parte del baccano veniva proprio dall'esterno e in quel modo sarebbe stato più facile capire cosa stesse succedendo. Scostò di poco la tenda, senza farsi vedere, lasciando cadere lo sguardo sulla stradina lì di fronte - ancora bagnata per via del precedente acquazzone - e vide correre e parlare animatamente diverse persone con una divisa bianca e nera che conosceva fin troppo bene. Sentì lo stomaco contrarsi in una fitta di dolore.
    Gli uomini di Pandora!?
    Un'ondata di panico lo lasciò pietrificato per qualche attimo davanti al vetro ancora puntellato d'acqua, prima che afferrasse la stoffa e tirasse le tende, come se quel gesto potesse in qualche modo tagliare tutto il resto fuori e non vi fosse più pericolo.
    Rimase qualche attimo a maledirsi per non aver pensato che, in fin dei conti, Leo aveva ragione a preoccuparsi della possibilità di essere trovati da Pandora; e adesso che erano davvero lì, che cosa doveva fare? Il moro non era di certo nelle migliori condizioni per mettersi a fuggire, né tanto meno a correre o cose del genere, e nemmeno lui era messo eccessivamente bene, ma non aveva comunque intenzione di permettere proprio a nessuno di portare via il Baskerville.
    Iniziò a guardarsi intorno con fare nervoso. Doveva trovare una soluzione, e alla svelta.
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    Sospirò, sconsolato. Era vero che Elliot arrivava a dire anche cose ben peggiori e forse era lui a prendersela un po' troppo facilmente - questo doveva ammetterlo - ma proprio non poteva fare a meno di innervosirsi almeno un po' quando gli "ricordavano" la sua altezza. Non aveva complessi di inferiorità - e non voleva iniziare ad averne, con tutti i problemi che già affollavano la sua mente - ma non è che fosse esattamente divertente il fatto di sottolineare ogni volta la differenza. Quella di Elliot era quasi diventata una mania, il chiamarlo "Shorty", nemmeno fosse davvero il suo nome. L'aveva etichettato così e dubitava che avrebbe smesso facilmente di usare quell'appellativo.
    Shorty Vessalius, provò nella sua mente; e rabbrividì da solo nel pensare che, maledizione, suonava pure bene. Sospirò di nuovo. Meglio lasciar perdere.
    Iniziava a sentire caldo - erano rimasti sotto il picco del sole per tutto il tempo - e necessitava seriamente di trovare un po' di ombra, prima di arrostire lì su due piedi. Diede un'occhiata veloce in giro, alla ricerca di qualcosa che facesse al caso suo e adocchiò un albero non troppo distante dal tavolo del buffet; era grande, dalla folta chioma e senza nessuno. Perfetto, in pratica.
    « Che ne dite se ci spostiamo sotto quell'albero? » propose, indicando l'arbusto.
    Non attese la risposta - stava scuocendo ed era sicuro che Elliot e Leo non avrebbero di certo rifiutato un po' di ombra - e iniziò ad avviarsi. Afferrò una tazza di tea dalla tavola imbandita, facendo un cenno con la testa agli altri due come ad invitarli a fare lo stesso, e per primo raggiunse l'albero, sedendosi alla base.
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    Emise un lievissimo sospiro di sollievo quando Leo intervenne, prendendo la parola. Per un attimo si era seriamente trovato in difficoltà e il fatto che il moro avesse comunque preso le sue "difese" l'aveva fatto calmare; non del tutto, okay, ma a sufficienza per riprendere il controllo di sé e valutare che cosa fare con più lucidità. Nonostante tutto non aveva mandato le cose all'aria - come si era aspettato che succedesse - nel dire di non essere in grado di far uscire fuori Jack; ciò evidentemente significava che Barma aveva qualche altra carta da giocare e che la partita non si era ancora chiusa. Sbuffò mentalmente. Già, per lui era tutto un gioco, quella faccenda, un passatempo come un altro, che gli sarebbe anche tornato utile se avesse ottenuto le informazioni che voleva.
    Tch, staremo a vedere.
    Oz non riusciva proprio più a digerirlo. Gli dava seriamente sui nervi, quel tipo. Si divertiva a prendere lui e Leo per i fondelli, come se entrambi fosse troppo stupidi per capirlo - o lui troppo intelligente per loro - e questo lo faceva letteralmente imbestialire. Credeva che mai, mai, in vita sua avrebbe trovato un essere più irritante di Break; l'albino aveva l'innata capacità di innervosirlo fino a livelli esasperanti, ma - Cristo! - quell'uomo lo faceva incazzare mille volte di più.
    Rimase in silenzio ad osservarlo, mentre il rosso si rivolgeva a Leo e poi tornava a puntare le sue iridi dal colorito spento su di lui. Sembrava quasi che lo stesse abilmente scrutando fin dentro i meandri più oscuri della sua anima, ma non abbassò lo sguardo; al contrario, lo sostenne, senza timore.
    « Vanta una grande conoscenza, duca Barma. Immagino sappia già la risposta » rispose secco, spostandosi di qualche passo verso destra, in modo che il ventaglio non fosse più puntato nella sua direzione. Una mossa un po' sfacciata e quasi provocatoria, dovette ammetterlo, che in circostanze normali non avrebbe fatto. Ma già odiava particolarmente quando si cominciava a parlare di Jack Vessalius così sfacciatamente - in fin dei conti quel corpo era il suo, dannazione, ma ogni volta era come se non fosse altro che un mero pupazzo, il cui unico compito era permettere all'eroe, quando più gli aggradava, ovviamente, di tornare "in vita" attraverso di lui- ora non aveva proprio la pazienza necessaria per continuare a stare al suo gioco.
    « Risparmi il fiato per domande superflue e inutili »
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    La dinamica dei fatti fu un po’ troppo veloce perché Oz capisse subito a cosa Barma alludeva. Il Vessalius aveva notato l’occhiata riconoscente di Leo nei sui confronti – a cui aveva risposto con un lieve sorriso – e immediatamente dopo si era ritrovato il ventaglio del duca puntato contro. Il rosso era balzato giù in un attimo, farfugliando qualcosa riguardo quel "suo amichetto lì", e lo aveva preso talmente alla sprovvista da farlo sussultare visibilmente. Osservò l'oggetto indirizzato con fare minaccioso proprio verso la sua faccia e nonostante l'istinto di indietreggiare fosse molto forte, non lo fece. Non voleva dimostrarsi intimorito.
    Rimase comunque interdetto per alcuni secondi; rivolse una veloce occhiata interrogativa al moro, senza riuscire ancora a capire di chi si stesse parlando, per poi tornare a guardare Barma. Gli servirono ben più di un paio di minuti per arrivare alla risposta. E sinceramente quella che aveva trovato - nonché l'unica possibile - non gli piaceva per niente. Deglutì con fare nervoso, sperando con tutto se stesso che il duca non volesse davvero parlare con lui. Rimase in silenzio, le iridi verdi puntate sull'uomo, in attesa di ulteriori spiegazioni. Ti prego, fa’ che non sia quello, pensò, ma le sue speranze furono oltremodo inutili.
    "Chiedo gentilmente di far uscire Jack Vessalius"
    Lo sapeva. Il duca non poteva chiedergli cosa peggiore di quella. Chiamare Jack. Non si accorse nemmeno di come suonasse strana una richiesta formulata con così tanta educazione proprio da Barma, l'uomo altezzoso per eccellenza.
    Il biondo non rispose, chiudendo per un attimo gli occhi. Che cosa doveva fare? Jack non sarebbe uscito fuori nemmeno a pregarlo, lo sapeva bene. L’eroe si mostrava solo quando gli passava per la testa, o in casi davvero estremi, ma niente di più. Oz aveva provato altre volte a chiamarlo, per fargli delle domande sul passato di Alice, e su tante altre cose che gli assillavano la mente, e quel che aveva ottenuto era sempre stato il silenzio più totale. Che cosa posso fare? Per avere risposte avevano bisogno di lui, in quel momento. Jack, provò una, due volte. Tre. Ma esattamente come si aspettava, niente di niente. Ancora silenzio. Non posso fare nulla. Barma non avrebbe detto una parola, per colpa mia.
    « Temo che... » riaprì gli occhi, tenendo lo sguardo basso e i pugni stretti « ...non sarà possibile soddisfare la sua richiesta, duca Barma »
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    Non appena Oz salutò Sharon, anche la ragazza fece altrettanto, accompagnando i saluti con un profondo ed elegante inchino a gonna spiegata. Il biondo non poté fare a meno di irrigidirsi leggermente, sentendosi ad un tratto un po' nervoso. Era vero che, fino a quel momento, ogni ospite aveva fatto la stessa identica cosa, ma non era assolutamente abituato a certe riverenze nei suoi confronti da parte di altri nobili, soprattutto di sua conoscenza, come la Rainsworth, e ciò lo mise leggermente in soggezione. Il tenere a bada Yura e concentrarsi sul vero scopo di quella festa avevano tenuto impegnata la mente del giovane Vessalius per la stragrande maggioranza del tempo, e in più rendevano l'ambiente così estremamente artificioso e finto, che Oz si era quasi del tutto dimenticato che, in fin dei conti, quella rimaneva, in tutto e per tutto, agli occhi dei nobili la sua Cerimonia di Passaggio d'Età. Anche Yura stesso lo credeva. Era un evento importante per lui, eppure fino a quel momento, forse a causa dei suoi doveri o di tutti quegli estranei, non era riuscito a sentire quella festa davvero come "sua". La Seconda. Se ci pensava, tutto quanto generava ricordi che preferiva proprio non rivedere, ma inevitabilmente la sua attenzione mentale si posava proprio lì; alla sua Prima Cerimonia. Quella che, per lui, si era svolta solo qualche tempo prima, ma che in realtà risaliva a più di 10 fa. Gilbert ferito, tutto estremamente confuso, e lui stesso trascinato nelle profondità dell'Abisso, dando inizio a tutto quello che stavano vivendo in quel preciso momento. Erano ricordi che, involontariamente, tornavano a fargli visita.
    Riuscì a scacciarli solo quando Sharon gli porse gentilmente la piuma bianca, esordendo un "Congratulazioni". Per il momento doveva solo fare quel che gli era stato chiesto e "godersi" la festa. Mentre si accingeva a prendere il dono, però, a Oz parve di vedere una velata tristezza negli occhi magenta della ragazza.
    « Grazie, Sharon-chan » rispose, attaccando la piuma insieme alle altre. Rimase poi in silenzio qualche minuto, osservandola, interdetto se chiedere o meno; ma alla fine si prese di coraggio e azzardò la domanda. « Va tutto bene? »
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    Si sorprese non poco lui stesso - nonostante la sua mente fosse totalmente annebbiata da qualcosa che non comprendeva a pieno - della facilità con cui riusciva a maneggiare la falce. Non ne aveva mai usata una in vita sua, eppure i movimenti erano così fluidi, così naturali e l'arma così leggera, mentre volteggiava tra le sue mani sorprendentemente abili, da sembrare che avesse praticato anni di addestramento o cose del genere per riuscire a controllarla in quel modo; invece Oz non aveva fatto proprio un bel niente. Alla fine quell'interrogativo fu scacciato via, relegato nella sua parte razionale, che in quel momento era offuscata da bel altro. Distruggere. Quindi, non curandosi affatto del perché sapesse usare tanto bene una falce, continuò a tirare fendenti con la lama ovunque gli era possibile, decidendo che, piuttosto che farsi continue domande, era meglio utilizzare quell'abilità inaspettata, senza farsi troppi problemi. Era come se stesse danzando, fra quei corpi deformi che uno dopo l'altro cadevano a terra - non morti, però. Oz era lucido a sufficienza, seppur comunque relativamente poco, per non mettersi a fare una strage - stesi ai suoi piedi, come umili servi puniti dal crudele padrone. Il suono della carne lacerata, il sangue che scorreva lungo la falce, lungo le sue mani, lo inebriavano a tal punto che non poteva più farne a meno. Si sentiva bene. Stranamente e fottutamente bene. Iniziò a ridere, con tutto il fiato che aveva nei polmoni; ridere come non aveva fatto mai, ridere perché tutto quello gli piaceva. Un altro colpo e anche l'ultimo di quegli esseri mostruosi cadde a terra ansimante, emettendo quello che sembrava un rantolo sommesso. Sapeva che si sarebbe rialzato, come tutti gli altri, ma poco gli importava. Non gli dispiaceva affatto; avrebbe avuto altra carne da lacerare, altro sangue da far scorrere. Non smise di ridere, nemmeno quando nessun mostro fu più in piedi; nemmeno quando si ritrovò a saltellare e a roteare fra i corpi; nemmeno quando le sue iridi scarlatte, come il liquido che lo imbrattava da capo a piedi, inquadrarono - questa volta più chiaramente - la figura di Elliot. Era rimasto lì tutto il tempo a guardare la scena? Probabile, anzi sicuramente; ma non per questo il giovane Vessalius ebbe rimorsi o vergogna per il suo operato. Nient'affatto.
    « Elliot-kun » cantilenò, mettendo fine alle sue risate. Adesso ad illuminare il viso di Oz non era più il suo solito sorriso sempre allegro, ma un ghigno sadico e divertito. « Non trovi incredibile che riesca ad usare questa falce così bene? Eppure è la prima volta che ne prendo una in mano! » continuò, dondolando la testa da un lato all'altro e iniziando a muovere qualche passo nella direzione del Nightray.
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    Oz, per tutto il tempo, non proferì nemmeno una parola, manco una sillaba; ma non perché non avesse intenzione di parlare - tutto il contrario, avrebbe preferito prendere parte alla discussione, vista anche la grande strafottenza che il Duca stava mostrando nei suoi confronti, cosa che lo irritava non poco. Però, semplicemente, capiva la situazione, la sua gravità e anche quanto fosse delicato l'argomento. Era una cosa strettamente personale che riguardava Leo in primis, e non voleva sembrare inopportuno intromettendosi, quando la cosa, in fin dei conti, non era davvero di sua competenza. Preferì rimanere in silenzio, in disparte, ad ascoltare quel che si dicevano, valutando come stava procedendo il tutto. Inoltre il moro se la cavava bene anche senza di lui, per cui non era proprio necessaria una sua qualche partecipazione.
    Ebbe però una leggera nota di disappunto quando il presunto Baskerville diede, seppur come sola insinuazione, del ciarlatano a Barma; era ovvio che si stesse irritando - No, si corresse il biondo era già nervoso prima di arrivare, non si era mica dimenticato dell'astio che il moro aveva per il rosso e della fatica immane che faceva per trovarsi nella stessa stanza insieme a lui senza iniziare ad insultarlo - e capiva bene anche il suo desiderio di ottenere risposte, ma se si lasciava andare alla collera e alle provocazioni non avrebbe cavato un ragno da un buco. Anzi, gli sembrava di vedere anche una punta di divertimento nel ghigno perennemente disegnato sulle labbra del duca. Stiamo solo facendo il suo gioco pensò, stringendo i pugni. Tutto ciò cominciava davvero ad essere snervante, e anche Oz iniziava ad irritarsi seriamente; sentiva come se le orecchie gli fischiassero e un vago mal di testa prendesse ad appesantirgli i pensieri. Improvvisamente, questa storia dell'anima di Glen non gli piaceva poi così tanto. Forse per il fatto che si sentiva la tensione a fior di pelle - e, anche se gli doleva ammetterlo, non era solo colpa di Duca - o forse per qualcos altro che non aveva voglia di scoprire.
    Continuò a seguire il filo del discorso, sentendo Barma dire che, per mostrare e verificare le prove, voleva qualcosa di altrettanto valore in cambio, e Oz decise che forse un piccolo intervento poteva permetterselo. Già non scorreva buon sangue tra i due, e così il biondo aveva paura che, per quel tipo di atteggiamento del duca, Leo perdesse subito le staffe - cosa che lo stesso Barma stava spingendo a fargli fare- e rispondesse poi in malo modo, passando anche per insolente che, oltre ad essere venuto in cerca di informazioni, mancava di rispetto a un nobile "del suo calibro". Quindi prima che il moro replicasse - sia positivamente che negativamente - il Vessalius prese la parola.
    « Duca Barma » disse, secco e calmo, facendo un passo avanti « Qual è questa cosa che volete, in cambio delle vostre prove e della loro autenticità? »
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    « Che cosa!? »
    Ecco. Non era nemmeno arrivato, che subito Elliot doveva dire qualcosa a sproposito per insultarlo o prenderlo in giro. E chissà perchè ogni sacrosanta volta doveva necessariamente sottolineare, nonostante fosse molto più che evidente, la loro abbondante differenza d'altezza. Okay, erano 10 fottuti centimetri, ma c'era per forza bisogno di ricordarglielo non appena ne aveva la possibilità? Oz non si riteneva poi così basso, a dirla tutta. A 15 anni, 1 metro e 62 era abbastanza dignitosa come altezza, per i suoi standard. Certo, non gli sarebbe di certo dispiaciuto qualche centimetro in più, ma non poteva farci nulla. Tra l'altro, poi, Oz aveva all'incirca la stessa altezza di Leo, ma non gli sembrava proprio che Elliot passasse tutto il suo tempo a ripetere al moro quanto fosse divertente guardarlo dall'alto in basso - probabilmente Leo non glielo avrebbe nemmeno lasciato fare.
    Era il Nightray ad essere eccessivamente alto, e non lui ad essere basso. Se solo avessi davvero 25 anni, vorrei proprio vedere poi chi sarebbe il nano dei due!
    « Non cominciate? E' lui l'idiota che cerca sempre di attaccar briga! » disse in risposta, parecchio irritato.
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    Per cinque minuti abbondanti Oz si ritrovò a guardarsi amabilmente intorno senza scorgere proprio nessuno. Passò a setaccio quasi tutte le persone che vi erano, rivolgendo un sorriso qualora incrociasse lo sguardo di qualcuno che, di rimando, lo salutava, per poi avvicinarsi di più anche al tavolo da buffet - nonostante fosse più che sicuro di non trovarci Elliot, visto che non era tipo da queste cose. Aveva adocchiato pure qualche tortino alla cannella, ma non era il momento adatto; non avrebbe toccato nulla né perso tempo prima di aver trovato il Nightray e il moro, o quantomeno uno dei due.
    Continuò la sua ricerca e stava per perdere totalmente le speranze, quando vide la chioma folta e scura di Leo. Il ragazzo, incrociando il suo sguardo, gli fece un cenno con la mano e Oz ricambiò, affrettando il passo nella loro direzione e raggiungendoli. Finalmente! pensò, avvicinandosi sempre più. Si accorse che i due stavano parlando di qualcosa, ma il biondo non sentì - né comunque ne aveva l'intenzione - nemmeno una parola, a causa della distanza e del vocio che iniziava a riempire l'aria. Non ci fece comunque caso più di tanto.
    « Elliot-kun! Leo-kun! » esordì, appena fu di fronte a loro « Vi stavo cercando da un po'. Sono stato trascinato fuori quasi subito e senza accorgermene vi ho persi di vista! » continuò, sorridendo.

    Cazzo sì, ho voglia di tortini alla cannella D8 *va a disperarsi*
174 replies since 19/8/2009
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