Posts written by __shiroi

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    Il gemito che fuoriuscì dalle labbra di Leo diede una certa soddisfazione ad Oz, che riuscì anche ad acquisire una maggiore stima in ciò che sentiva di voler fare, vista la pochissima esperienza che aveva in quel campo. Non fece però in tempo a continuare, magari arrivando a tocchi ancora più intimi, che fu letteralmente travolto dal bacio che lo incatenò al moro. La foga e la passione che Leo ci stava mettendo rendeva quel contatto diverso da quelli precedenti, riuscendo a coinvolgerlo ancora di più. Le loro lingue non facevano altro che intrecciarsi, legarsi, cercarsi l'un l'altra, come a non essere in grado più di stare separate. E aggiungendo il fatto che Leo aveva preso ad armeggiare con i suoi pantaloni, tutto ciò non faceva altro che alimentare l'eccitazione del biondo e annullare completamente i suoi pochi neuroni ancora semi-attivi, nel vano tentativo di far funzionare il cervello.
    Al contrario suo, il moro sembrava decisamente più informato di lui in materia, in quanto riuscì solo con qualche tocco a strappargli più di un gemito sommesso. Le dita esperte dell'altro andavano ad accarezzare la pelle nelle parti più sensibili e anche le labbra gli torturavano piacevolmente il collo, donandogli sensazioni sempre più intense. Avrebbero potuto benissimo diagnosticargli un'elevata dipendenza da tutto quello, scoprendo pure che non c'era cura se non il continuo stare a stretto contatto con Leo.
    Tastò ancora, sempre delicatamente, la virilità del moro da sopra la stoffa, per poi passare all'approfondimento anche quel contatto, inserendo la mano all'interno della biancheria e sfiorandone la pelle calda.
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    Nel momento esatto in cui le braccia di Leo lo circondarono, Oz ebbe come un brivido lungo la schiena e d'istinto attirò il moro ancora più a sé, serrando le palpebre e cercando di rimediare a quella distanza tra loro due data dalle attuali posizioni - il biondo rimaneva ancora seduto sul letto. Qualsiasi pensiero era completamente morto, svanito del tutto di fronte alla morbidezza di quelle labbra. Non si era nemmeno reso conto del tempo che era passato, e quel baciò gli sembrò decisamente troppo breve di durata. Ebbe infatti una nota di dissenso e dispiacere quando Leo fu costretto a separarsi, nonostante necessitasse anche lui di riprendere fiato. Cercò di captare al meglio la domanda rivoltagli, anche se il cervello doveva ancora riprendere le sue normali attività. Cosa ne penso dell'esperimento? Le risposte possibili erano tante, anche troppe. Avrebbe potuto dirgli che gli era piaciuto, che avrebbe voluto ripeterlo, che non aspettava altro, che inconsciamente voleva baciarlo da un po', e così via. O poteva anche limitarsi al silenzio.
    « Beh, in tutta sincerità... » iniziò, afferrando Leo per un polso « Credo che dovremmo fare un'altra prova, magari più approfondita » e optò per la seconda di tutta quella lista. Riproviamo. Tirò completamente giù il moro sul letto, facendolo sdraiare, per poi posizionarsi sopra di lui, sovrastandolo. Rimase interdetto per qualche attimo, con il cuore che batteva tanto forte da potersi fermare da un momento all'altro. Si permise di guardare Leo, mentre calmava i nervi, spostandogli la frangetta dagli occhi e sorridendogli, un po' in segno di sfida, prima di chinarsi su di lui e ripetere il loro "esperimento".
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    Non appena alzò agli occhi dal quadrante, vide Leo rivolgergli un cenno in segno di saluto, e Oz fece altrettanto di rimando. Gli sorrise, mentre si avvicinava e accelerava man mano il passo per raggiungerlo. Non aveva ringraziato il cocchiere per averlo accompagnato fin lì, ma sorvolò sulla cosa non molto importante, tanto era sempre stato molto cortese. In quel momento aveva ben altro a cui pensare. Si trovò subito di fronte il moro, che dall'aspetto sembrava decisamente tutto tranne che contento di essere lì in quel momento. Lo capiva bene, vista la grande simpatia, soprattutto Leo, che avevano dimostrato nel parlare del duca Barma, ma se volevano davvero andare in fondo alla faccenda di Lacie avrebbero dovuto fare il sacrificio di sopportarlo e tentare in tutti i modi di estrapolargli le informazioni che cercavano.
    « Buongiorno! » esclamò, tenendo sempre in mano l'orologio « A quanto pare sei arrivato prima di me » cercò di sdrammatizzare, dal momento che sentiva a pelle una leggera tensione. Anche lui era piuttosto nervoso per l'incontro imminente, ma provava a non darlo a vedere più del necessario. Diede una veloce occhiata alla magione, prima di controllare nuovamente l'orario. Le 15:02.
    « Direi che possiamo entrare, è ora » disse con un tono tale da sembrare che i due stessero andando al patibolo. E in questo senso era anche vero, ma Oz voleva essere ottimista. Finalmente avrebbero risolto la faccenda, anche se aveva il vago presentimento che Lacie fosse solo l'inizio di una cosa ben più grande di quanto potessero immaginare. Salì con calma la scalinata che portava all'ingresso principale, al quale bussò in attesa dell'arrivo di qualche servitore che li conducesse dal duca.
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    Nonostante fosse stato per poco, Oz aveva avvertito Leo tremare, durante quelle poche frasi dette sul sigillo e sull’Abisso. Questo lo spinse ancora di più a non separarsi nemmeno per un attimo dal moro. Solo per quell’attimo gli era sembrato così indifeso, abbracciato a lui come se il biondo posso andarsene da un momento all’altro. Non poté fare a meno di sorridere e stringerlo ancora più a sé. Non aveva assolutamente l’intenzione di sparire, e di sicuro il contratto illegale non l’avrebbe fatto dissolvere nel nulla di punto in bianco, o quanto meno non in quel momento. Sarebbero rimasti insieme, qualsiasi cosa avrebbe comportato. I pantaloni di Leo finirono in una parte indefinita del pavimento, ma Oz non se ne curò più di tanto, impegnato su ben altro per com’era. Le labbra morbide e calde del moro che gli saggiavano la pelle erano puro piacere, e si lasciò sfuggire un lieve gemito. Sensazioni ed emozioni erano straordinariamente amplificate, forse per la situazione, oppure semplicemente perché era con Leo. Ormai il neo-Baskerville era diventato parte integrante delle sue necessità primarie. Esattamente come l’ossigeno. Si chinò ancora su di lui, baciandolo. Aveva persino perso il conto di quante volte le loro labbra si erano unite. Gli mordicchiò piano il labbro inferiore, mentre le sue dita, seguendo il petto, arrivavano agli slip. Non era esperto di quel tipo di cose – non aveva mica avuto esperienze in prima persona oltre a quella – e avvertì le mani tremargli, ma raccogliendo tutto l’autocontrollo che possedeva, iniziò delicatamente a tastare il membro dell’altro da sopra la stoffa.

    *muore*
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    Legenda:
    descritto
    « parlato »
    pensato


    Oz camminava a passo lento per i corridoi illuminati dalla luce del sole, che entrava indisturbata dalle ampie finestre della struttura. Era ora di pranzo, ma nella fretta di quella mattina aveva dimenticato il suo bento proprio sul tavolo, quindi per una volta sarebbe stato costretto a digiunare. Poco male però, visto che aveva già deciso di usare la pausa per altro. A breve ci sarebbe stato il test scritto di Inglese - il suo primo test, tra l'altro, da quando si era trasferito - e voleva sfruttare tutto il tempo possibile per studiare, visto che puntava a prendere un voto abbastanza alto per fare una buona impressione. Il problema principale da risolvere prima della prova stava nel fatto che aveva qualche piccola lacuna nel programma, visto che veniva tranquillamente colmata dalla simpatia che suscitava nel professor della sua precedente scuola. Quel vecchio strambo - Yura, si chiamava - aveva sviluppato una sorta di ossessione morbosa nei suoi confronti, perché, a quanto aveva capito, assomigliava molto ad una persona di cui il professore era grande fan. Quindi quella minuzia non ricordata, quella data saltata, quel passaggio non studiato non venivano considerati, se si trattava di lui, e il professore comunque gli dava voti alti - non che lui non studiasse, sia chiaro. Solo che spesso i giudizi erano leggermente gonfiati e più alti di quel che meritava. Essendosi cullato su questo, Oz aveva qualche volta saltato pezzi interi di programma. E adesso con la nuova insegnante doveva rimboccarsi le maniche da solo. Raggiunse la rampa di scale che univa il primo e il secondo piano, dove si trovava la sua classe, e si sedette sui primi gradini del pianerottolo. Non gli andava di tornare in classe - doverci stare già 5 ore di fila gli bastava- e i corridoi erano abbastanza silenziosi, visto che la maggior parte degli studenti preferiva pranzare all'aperto. Aprì il libro di Inglese che si era portato dietro, sfogliando fino a pagina 116. William Shakespeare. Sospirò. Nessuno poteva capire quanto odiasse dover studiare la letteratura inglese. Era una cosa che proprio non riusciva a digerire. Mentre sentiva lo stomaco iniziare a protestare per la mancanza di cibo - cosa che ignorò deliberatamente - cominciò a leggere ad alta voce il primo paragrafo.
    « "William Shakespeare was born in April 1564 in Stratford-upon-Avon, in Warwickshire, about 100 miles Northwest of London"»

    Ecco qua °-° non sapevo bene che fare, spero vada bene xD comunque la pagina 116 e la frase qui sopra sulla vita di Shakespeare è presa davvero dal mio libro di Inglese xD E anche il mio odio per la letteratura inglese è verissimo LOL
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    CITAZIONE
    Dopo la Retrace 25; Continuo di Searching for something

    Legenda:
    descritto
    « parlato »
    pensato


    Oz si appoggiò al finestrino della carrozza, che, ondeggiando leggermente per via del sentiero irregolare su cui stavano passando, lo stava conducendo alla casata dei Barma. Quando la sera della visita di Leo aveva inviato il telegramma per richiedere udienza, aveva temuto che potesse ricevere un rifiuto. Invece la risposta era stata tempestiva e veloce, ma soprattutto positiva. Si stupì un po' di questo, visto che comunque aveva chiesto altre volte di poter parlare con il duca, ma ogni sua richiesta era stata declinata, o direttamente ignorata. Era sicuramente un buona notizia, quella di poter incontrare Rufus, eppure si sentiva leggermente irrequieto. Se da un lato avrebbero avuto le risposte che cercavano, dall'altro Oz non sapeva fino a che punto Barma sarebbe stato "disponibile" con loro, e soprattutto temeva che l'incontro sarebbe potuto andare storto. Sospirò, nel momento in cui scorse attraverso il vetro la magione. Aveva sentito tante voci sul conto di Rufus Barma, ma non avendolo mai incontrato di persona non sapeva esattamente che persona aspettarsi. Era consono del fatto che sarebbe stato un tipo abbastanza particolare - sempre secondo le voci - e che avesse una vasta conoscenza invidiabile. Però Gilbert non era stato così felice di sapere che sarebbe andato con Leo a fargli visita, e aveva dovuto faticare un po' per convincerlo a restare alla magione insieme ad Alice. Mentre rifletteva, sussultò, appena la carrozza di fermò. Non si era completamente accorto di essere già arrivato. Aprì la portiera e scese, mentre un lieve brezza gli scompigliava i capelli. L'edificio che gli si presentava davanti era decisamente imponente, ma come tutte le ville ducali, d'altronde. Guardò l'orologio, assicurandosi di essere in perfetto orario. Dopo aver ricevuto il telegramma di risposta da Barma, ne aveva mandato subito un altro a Leo, rimanendo d'accordo sull'incontrarsi direttamente alla villa nel giorno e all'orario stabiliti. 4 Dicembre alle 15:00 in punto.
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    Oz cercò il più possibile di agevolare l'armeggiare di Leo coi bottoni della sua camicia, sapendo le difficoltà dell'altro, vista la possibilità di utilizzare a pieno una sola mano. Non protestò minimamente quando infine il moro riuscì ad aprirla del tutto, ma sussultò quando sentì le dita dell'altro passare delicatamente sulla zona del sigillo. Sul suo petto, era ben visibile un tatuaggio nero, dal disegno ormai completo per metà. Il tribale ramificato che si spaziava in metà del cerchio segnava quanto tempo fosse passato dalla stipulazione del contratto illegale, mentre la parte vuota quello che gli rimaneva. Avrebbe preferito ignorare il sigillo. Non era più un marchio indelebile solo a livello fisico, ma anche nella sua anima era come se vi fosse impresso quel tatuaggio. Non si stupì molto quando Leo si rintanò nell'incavo del suo collo, nascondendosi il viso. Gli accarezzò i capelli, delicatamente, mentre immaginava il perché del gesto. Non vuole vedere il sigillo. Oz non era più l'unico a soffrire per l'avanzare della lancetta, anche per il moro era motivo di tormento, e proprio le sue parole rimbombarono nella mente del biondo. "Distruggere l'Abisso prima che il tuo contratto scada, intendo, perché dopo, egoisticamente, non avrei più alcuna motivazione a farlo". Pensare anche solo per un istante di precipitare nel livello più basso dell'Abisso separandosi da Leo gli mise addosso una paura incredibile, e istintivamente strinse di più il moro a sé. Chiuse gli occhi qualche attimo, rimanendo fermo e abbracciato all'altro.
    « Risolveremo anche quello » gli sussurrò, riferendosi al suo contratto con Alice « Ma per oggi abbiamo fatto abbastanza »
    Gli rivolse un sorriso, prima di rubargli un altro bacio. Si tolse la camicia e fece altrettanto con i pantaloni scuri di Leo.
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    Quando Leo gli propose di mettere in pratica un esperimento a cui aveva pensato, Oz rimase parecchio perplesso. Ma più che altro leggermente nervoso. Non aveva idea di che cosa potesse trattarsi, e non riusciva completamente ad immaginarsi un modo per dare una spiegazione al loro continuo imbarazzarsi. Anzi, qualche idea se la fece, ma galoppava un po' troppo con la fantasia, e mentre rimuginava e si faceva domande al limite dell'assurdo, il moro gli si piazzò davanti. Sentiva il cuore galoppare senza sosta e l'agitazione prendere possesso del suo io. Oz posò il suo sguardo su di lui, che a sua volta stava facendo altrettanto. Sicuramente furono solo frazioni di secondi, quelli che passarono mentre si fissavano l'un l'altro, eppure per il biondo fu paragonabile ad un'eternità, prima che Leo lo baciasse. Dire che rimase spiazzato dal quel gesto era un eufemismo bello e buono. Sentì nettamente il suo cuore perdere un battito nell'instante in cui le labbra dell'altro si congiunsero con le sue, per poi riprendere a battere più veloce. In un attimo tutti i suoi pensieri si azzerarono, così come un qualsiasi lume di razionalità. Rimanendo immobile, oltre al forte stupore, Oz riuscì a percepire, nella confusione di sensazioni che provava, un vago senso di soddisfazione e appagamento, come se avesse sviluppato inconsciamente il desiderio di baciare Leo. Prese il volto del moro tra le mani, socchiudendo gli occhi, e attirò meglio l'altro a sé, perdendosi completamente in quel bacio.
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    Sfogliando le pagine di fretta, come a voler subito avere risposta, Oz era così preso dai suoi pensieri e da quello che stava facendo che sussultò non appena Leo esclamò un "Eccolo". L'arco temporale indicato risaliva esattamente a 100 anni prima, quindi il capitolo era proprio quello cercato. Il lungo elenco di nome e date che si presentavano lì erano stati scritti accuratamente con una penna a inchiostro blu, e la calligrafia era delicata, leggera, con dei piccoli arricci alla fine delle lettere, così Oz ne dedusse che sicuramente era stata una mano femminile a riportali. Non era certo necessario che seguisse il dito del moro per individuare ciò che cercavano. La grossa cancellatura - a inchiostro nero - era così vistosa sulle pagine ingiallite dal tempo che anche sfogliandole a caso sarebbe stato impossibile non notarlo. Era marcata e messa intenzionalmente per coprire del tutto il nome che vi fosse prima. In più, per le numerose macchie, sempre nere, lì attorno, erano un chiaro segno di un gesto fatto di fretta, visto che stava a significare che la penna era stata troppo intinta nell'inchiostro, e che di conseguenza aveva chiazzato il foglio. La mano gentile con cui erano stati scritti gli altri nomi non avrebbe mai fatto un errore tale, quindi doveva essere stato qualcun altro a farlo. Oz sospirò, roteando gli occhi, e si passo una mano sul viso, con fare esasperato. Non ci credo. La loro ultima speranza era stata brillantemente distrutta da un semplice tratto a penna. Richiuse il libro, come a non voler più vedere quel che avevano scoperto. Non è che ci sperasse molto, a trovare il nome di Lacie, ma di certo non si aspettava una cosa del genere.
    « A questo punto, o la finiamo qua, o non ci rimane che chiedere seriamente a Barma » sentenziò, alzandosi dal tavolo « Nemmeno io sono felice di questo. Ma per quanto mi riguarda, dopo tutta la fatica e le informazioni che abbiamo scoperto, voglio arrivare in fondo a questa storia, anche se si tratta di doverci accordare con il Duca »
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    L'abbraccio di Leo lo travolse pienamente, tant'è che Oz ebbe quasi paura che la spalla potesse fargli male. Ma il moro non gli diede nemmeno il tempo di preoccuparsi che riunì le labbra con le sue, e tutto il resto scemò via, come sempre ormai. I baci sembravano via via sempre più coinvolgenti e duraturi, o forse era solo il biondo che si stava facendo prendere la mano dalla situazione. Finalmente riuscì a sbottonare completamente la camicia di Leo, e la aprì. Intrecciò di nuovo le dita con quelle dell'altro, e dopo aver saggiato ancora una volta le sue labbra, iniziò a scendere lungo il collo, leccando e mordicchiando la pelle morbida. Lasciava qualche segno rosso, una sorta di marchio a fuoco del suo passaggio, nonché della sua "proprietà". Cominciava a non farsi bastare nulla, voleva di più, e dalla piega che stavano prendendo le cose, non sapeva fin dove sarebbe stato in grado di spingersi, mentre l'aria sembrava bruciare, diffondendo calore a fior di pelle, così come accadeva al basso ventre del biondo. Continuò con le labbra a seguire la linea del petto di Leo, sfiorandone un capezzolo. Non avrebbe mai creduto che, realizzando i sentimenti che provava per Leo solo quel giorno, essi sarebbero diventati tanto forti in poco tempo come in quel momento. Erano intensi, più profondi di quanto potesse pienamente comprendere, e stavano dettando loro legge nella mente di Oz, ammesso che qualche filo di ragione ci fosse ancora. Prese a sfiorare il fianco dell'altro, sempre con delicatezza, mentre risaliva a mordergli il lobo dell'orecchio. Intanto le dita scesero fino all'orlo dei pantaloni, iniziando a giocarci. « Ti amo » gli ripeté di nuovo.

    Oddio XD Fare il seme è più difficile di quanto sembri °-°"
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    Oz rimase a fissare fuori dalla finestra per qualche minuto prima di alzarsi, decidendo che era meglio chiudere le tende. Si avvicinò al vetro, constatando che stava davvero infuriando un temporale coi fiocchi. Anche questo il primo della stagione pensò, sospirando. Scostò quindi la lunga stoffa, coprendo completamente l'intera apertura, per poi voltarsi verso Leo.
    « Direi che ti toccherà davvero restare qui stanotte » riferì, per poi tornare a sedersi sul bordo del letto. Non seppe spiegarsi proprio perché il fatto che un servo di un'altra casata dovesse, per necessità, rimanere ad albergare la notte in casa sua lo mettesse così a disagio. No, non era tanto l'avere un ospite. Il nocciolo della questione era che quell'ospite fosse proprio Leo. Per un bel respiro, cercando di razionalizzare i pensieri. L'iniziale interesse che aveva sviluppato nei confronti del moro si era via via intensificato. Era attrazione adesso? Forse. O forse no. Sapeva solo che, nonostante fosse un ragazzo, Leo gli faceva provare qualcosa di strano e particolare allo stesso tempo. Aveva quasi mentalmente ringraziato il temporale per avergli dato l'opportunità di farlo rimanere lì ancora per un po'. Gli piaceva stare con lui, e il constatare che con la stragrande maggioranza delle possibilità avrebbe dormito nella magione lo rese felice. Mi piace Leo si ritrovò ad ammettere. Era inutile continuare a girare intorno alla questione. Non era solo lo stare in compagnia, né il parlargli, era proprio Leo in sé che gli piaceva. Rimaneva però il problema dell'arrossire con lui accanto, e su questo non poteva farci proprio niente. Era un effetto automatico che gli faceva il moro. Cercò di abbozzare un mezzo sorriso, mentre si rigirava le punte bionde tra le dita.
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    In tutta sincerità, ricordava che la biblioteca fosse più grande. Forse per il fatto che era passato parecchio tempo da quando ci aveva messo piede l'ultima volta, o forse perché solitamente i volumi da leggere li teneva in camera, fatto sta che Oz ebbe una nota di disappunto quando si accorse della poca spaziosità della stanza, rispetto ai suoi ricordi. Non che cambiasse molto, nella sua ricerca, ma si era quasi abituato, seppur ci fosse stato solo una volta, alla maestosità della biblioteca di Lutwidge. Lasciò perdere la cosa, visto che comunque voleva uno solo di quella marea di libri.
    « Eccoci qui » disse, entrando. Nonostante però il relativo lasso di 10 anni passato e il fatto che molti dei volumi lì dentro erano rimasti al loro posto, Oz dovette ammettere che ve ne erano alcuni che non aveva completamente mai visto. Cominciò davvero ad avere la paura che il libro che cercasse non fosse al suo posto o addirittura che fosse stato direttamente rimosso.
    « Aspetta un attimo qua, vado a prenderlo, tu intanto puoi sederti » sentenziò, indicando il tavolino da lettura, prima di svanire tra gli scaffali. Corse nello stretto corridoio, superando alcuni divisori, per poi arrivare a quello desiderato. Contò mentalmente i volumi lì posti - almeno quelli non erano stati spostati - mentre camminava davanti agli scaffali e si fermò in prossimità del libro di famiglia ricercato. Questo no... questo nemmeno... Scorse con l'indice il dorso dei volumi impolverati, man mano che procedeva, prima di battere due colpetti con fare soddisfatto appena i suoi occhi si posarono su quello color vino. Eccolo! Lo prese e tornò svelto indietro.
    « Per fortuna l'ho trovato! » esclamò, sventolando quello che assomigliava quasi a un diario dalla copertina in pelle. Si sedette sulla prima sedia che gli capitò a tiro, si avvicinò al tavolino e iniziò a sfogliare le pagine. « Allora...dobbiamo andare al peridio di 100 anni fa... »
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    Legenda:
    descritto
    « parlato »
    pensato


    Il sole, che ormai batteva prepotentemente da un po' sulle palpebre chiuse di Oz, aveva deciso al suo posto che era ora di svegliarsi, con i suoi raggi caldi ad illuminargli il volto. Eppure il biondo non riusciva proprio ad aprire gli occhi. C'era come una forza maggiore - probabilmente chiamata stanchezza - che non gli permetteva di svegliarsi del tutto, nonostante il suo sonno si era trasformato in dormiveglia e il mondo dei sogni era già sparito da un pezzo. Anche se parlare di sogni era un po' troppo azzardato. Il Vessalius aveva passato l'interna notte a combattere gli incubi e il forte senso di solitudine e dispiacere che gli avevano lasciato gli avvenimenti del giorno precedente. Non era riuscito a mantenere la sua promessa, riportando a Philippe suo padre, né aveva potuto impedire che venisse ucciso prima del definitivo scadere del contratto, così che rivedesse il figlio almeno una volta. Ma non aveva potuto fare niente, proprio un bel niente. E nonostante Alice non capisse perché gli stesse tanto a cuore la vicenda di Philippe, ormai rimasto solo al mondo, Oz non riusciva proprio a non rivedersi in lui. Con una tristezza immane che gli attanagliava il cuore in una morsa stretta, aprì finalmente gli occhi, avendo avvertito movimenti nell'ambiente circostante, senza comunque capire cosa fossero. Non seppe dire con certezza che ore fossero, ma non gli importò più di tanto. Avevo davvero bisogno una dormita. Tastò il materasso, e con sua sorpresa trovò un cuscino sotto la testa e delle lenzuola a coprirlo. Ricordava chiaramente di essersi addormentato di fronte al camino, accanto alla sedia di Alice, tutto raggomitolato, mentre adesso si ritrovava in un letto spazioso. Alzò una mano per coprirsi il viso dalla luce e poter finalmente vedere la stanza. Non si stupì più di tanto quando incontrò gli occhi dorati di Gilbert. Gli sorrise. Sicuramente è stato lui a portarmi qui pensò, cercando di alzarsi. La testa si rivelò più pesante di quanto pensasse, ma riuscì comunque a mettersi a sedere. Si stropicciò un po' gli occhi, ancora velati dal sonno.
    « Buongiorno » esordì con un sonoro sbadiglio.
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    Oz non seppe descrivere il turbinio di emozioni che lo pervadevano da capo a piedi in quel momento. Erano così intense e mescolate tutte tra loro che l'unica cosa che fu in grado di pensare era che non voleva che finissero. Non aveva mai, in vita sua, provato qualcosa anche solo lontanamente simile, era come se il mondo intero si fosse eclissato e ci fosse solo Leo. Le labbra del moro che gli torturavano il collo era indescrivibilmente piacevole, e si beò di quella sensazione più che poté, prima che l'altro tornasse a baciarlo. Oramai schiudere le labbra, affinché i baci si facessero più profondi e le loro lingue si toccassero, era diventato un gesto automatico, dettato da qualcosa che non aveva niente a che spartire con la ragione. Quella era già andata in vacanza nel momento stesso in cui si erano ritrovati uno sopra l'altro. Ebbe una nota di disappunto quando la mano di Leo lasciò i suoi capelli, ma sparì quasi subito quando il moro iniziò ad accarezzargli il fianco, coronando il tutto con un sussurro lieve. Il suo mondo. Oz pensò che in quel momento il suo cuore potesse seriamente esplodere, di quanto fosse felice ed emozionato. Gli sorrise, non trovando nulla di altrettanto bello da dire, prima di decidere che era l'attimo buono per fare leva sugli avambracci e invertire la situazione. Tirò giù Leo, con tutta la delicatezza di cui disponesse per non fargli male alla spalla, e lo sovrastò completamente. Si permise di ammirarlo un attimo, perdendosi nei suoi occhi viola. Si abbassò quel poco necessario per arrivare all'altezza dell'orecchio.
    « E tu sei il mio universo. Il mio tutto » soffiò fuori, rispondendo, a detta sua, adeguatamente. Sorrise di nuovo, per poi baciarlo e iniziare ad armeggiare con i bottoni della camicia di Leo.

    Yeh! Diamo sfogo a quel poco di seme (?) che c'è in me xD
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    Oz a quel punto ritrasse completamente la mano, appuntandosi nella mente che avrebbe dovuto resistere all'impulso di toccare i capelli di Leo. Si maledì per il fatto che, nonostante il moro gli avesse espressamente detto che lo infastidiva che qualcuno lo facesse, lui aveva avuto la faccia tosta, con grande nonchalance, di spostargli subito dopo la frangia, cullandosi sulla rassicurazione che Leo gli aveva fatto prima. "Non è questo il caso, però". Era stata una cosa istintiva, quasi automatica, ma continuò a ripetersi che, per evitare di dar fastidio davvero all'altro, avrebbe dovuto evitare il più possibile di toccargli i capelli, senza approfittare del fatto che gli istinti omicidi per una volta non erano entrati in funzione.
    « Scusa, mi dispiace » disse piano, abbassando lo sguardo « E non ti devi scusare affatto, non è mica colpa tua. So che non hai assolutamente l'intenzione di mettermi a disagio. Anzi, lo stesso vale per me. Non voglio mica che tu ti senta in imbarazzo per causa mia »
    Indietreggiò verso il letto, sedendosi. Adesso l'ho infastidito. Bene. Sospirò, quasi disperato.
    « A quanto pare ci imbarazziamo entrambi e non sappiamo nemmeno perché, eh? » ironizzò, per sdrammatizzare e nascondere il lieve rossore che continuava perennemente a colorargli le guance. In quel momento un fulmine squarciò il cielo, illuminando a pieno giorno la camera. Oz trasalì, irrigidendosi, e volse lo sguardo fuori dalla finestra. La tempesta di neve aveva ben deciso di trasformarsi in un temporale in piena regola, e adesso la pioggia cadeva così fitta da creare una leggera foschia.
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