Cattivi pensieri

Role tra Leo Baskerville e Elliot Nightray

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    Tempo indefinito, prima della saga di Isla Yura

    Leo tamburellò nervosamente le dita sul tavolo della piccola scrivania che c'era nella stanza che condivideva con Elliot a Lutwidge.
    Stava cercando di studiare, ma proprio non ci riusciva per due "semplici" motivi: Elliot gli aveva detto che avrebbero studiato insieme e non s'era ancora fatto vivo -e lui sinceramente non aveva la minima voglia di andarlo a cercare per tutto l'istituto anche se era preoccupato- in più la sera prima aveva visto che il sigillo di Elliot si era ancora mosso.
    Era terrorizzato da quello.
    Non sapeva cosa fare e il tempo diminueva... più il tempo si accorciava più spesso Elliot aveva quei terribili incubi che tanto lo tormentavano e lui non poteva far altro che stargli vicino.
    Sospirò, cercando di mantenere il controllo nonostante il panico. Guardò l'orologio con crescente nervosismo: due ore e mezza di ritardo.
    «Se mi stai dando buca per un motivo cretino, giuro che è la volta buona che ti picchio» disse, nonostante fosse davvero preoccupato. Non voleva andare a cercarlo probabilmente perché aveva paura di scoprire se la sua assenza aveva a che fare con quel dannato sigillo... aveva anche pensato di chiedere aiuto a Pandora quando aveva scoperto che ciò che era successo a Sablier non era stata solo un'allucinazione, ma cosa avrebbe ottenuto? Di far rinchiudere Elliot da qualche parte senza la garanzia di salvarlo, anzi, probabilmente sarebbe stato anche peggio.
    Scosse la testa, decidendo che non poteva lasciarsi trascinare in quel modo dalla sua immaginazione tanto pessimistica.
    Probabilmente Elliot si stava semplicemente esercitando nella scherma e aveva perso la nozione del tempo.
     
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  2. Serenaide
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    Cadaveri.
    Cadaveri mutilati, sfigurati, con i volti resi mostruosi dal terrore.
    Cadaveri tutti attorno a lui, quasi stretti a circondarlo.
    Cadaveri.
    Cadaveri e sangue.
    A fiotti sul pavimento.
    Su di lui.
    Sui suoi abiti.
    Gocciolante dalla sua spada.

    Si svegliò di soprassalto, ritrovandosi seduto a terra, la schiena appoggiata ad uno degli innumerevoli scaffali dell'immensa biblioteca della Lutwidge. Si rese conto di essere terrorizzato.
    L'aveva sognata di nuovo. Quella strage anonima compiuta con le sue stesse mani era tornata a ripopolare i suoi sogni.
    Fece un respiro profondo per cercare di calmarsi.
    Era solo un sogno, Elliot, Solo un sogno.
    Un sogno che popolava sempre più spesso le sue notti e che, ormai, era riuscito a raggiungerlo anche di giorno.
    Ma pur sempre un sogno.
    Si scostò il libro dalle gambe e si alzò in piedi, strofinandosi con le mani la giacca stropicciata a causa dell'inaspettata dormita. Riordinò un attimo i pensieri. Evidentemente, era entrato in biblioteca a cercare qualcosa e il troppo sonno arretrato doveva aver preso il sopravvento. Un fatto piuttosto normale: ormai, con quell'incubo che si divertiva a togliere sonno alle sue notti, era sempre più stanco.
    Eppure sentiva di aver dimenticato qualcosa. Qualcosa di serio. Raccolse da terra il libro che aveva addosso fino a poco prima. "Manuale delle Scienze e della Biologia"
    Merda, ecco cosa aveva dimenticato! Quel pomeriggio avrebbe dovuto studiare con Leo e, a giudicare dal grande orologio all'entrata della biblioteca, era mostruosamente in ritardo.
    Ma quando diavolo ho dormito? Corse il più veloce possibile verso il dormitorio e quindi la loro stanza, conscio del fatto che dieci minuti non avrebbero fatto la differenza quando si avevano già due ore e mezza di ritardo. No, questa volta il moro non glie l'avrebbe proprio perdonata.
    Spalancò la porta della stanza ed entrò, poggiando poi il sudato libro sulla scrivania a cui stava già seduto Leo.
    "Cristo Leo, scusami, davvero. Non puoi capire cosa mi è successo..." si scusò ansimando.

    AAAH, la mia paura di andare nell'OOC è incredibile 8'D
     
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    “Chi vive muore. Gli esseri viventi non sono eterni e tanto meno lo sono le cellule di cui sono costituiti, le quali, anzi, hanno generalmente una vita media molto più breve rispetto a quella dell’organismo a cui appartengono…”
    Nemmeno il libro di biologia era dalla sua parte, affatto. Anzi, il libro stesso sembrava quasi ironico nel fornirgli certi argomenti proprio in quel particolare momento.
    Chiuse di scatto il libro –oltre a non essere d’aiuto, lui steso non era in grado di studiare in quelle condizioni- e decise finalmente di andare a cercare ilsuo padrone.
    Come se evocato da quei pensieri, la porta si aprì di scatto, facendo sobbalzare in piedi Leo e rivelando la presenza di un quanto mai trafelato Elliot Nightray.
    «Tu!» esordì con rabbia mista a sollievo Leo –forse più rabbia che sollievo, anzi, sicuramente-, fermamente convinto che quella che stava per sentire sarebbe stata la più epica falsa scusa per giustificare l’abnorme ritardo.
    Tuttavia quando guardò negli occhi il biondo, sentì tutta la rabbia sfumare prima, lasciandogli solo il vuoto. Quegli occhi.
    Elliot aveva avuto ancora quell’incubo… ormai capitava che anche durate il giorno Elliot si addormentasse per via delle poche ore di sonno, quindi doveva essere successo mentre tornava in camera.
    Deglutì a vuoto, cercando di imporsi un contegno. «Di nuovo quell’incubo, vero?» domandò, sedendosi nuovamente. Il tono di voce era stato fermo, ma non riuscì ad evitare che le mani gli tremassero.


    Tranquilla, sei molto IC ^^
     
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  4. Serenaide
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    Stava già per prepararsi a controbattere agli insulti - e magari anche ai mobili - che gli avrebbe lanciato contro Leo, quando il moro gli pose la fatidica domanda. Lo guardò per un attimo, interdetto.
    Niente da fare, Leo sarebbe sempre riuscito a leggergli dentro. Si abbandonò mollemente sulla sedia accanto alla sua e si prese la testa tra le mani, chiudendo gli occhi quasi a scacciare quelle immagini d'orrore che tornavano a ripopolare la sua mente anche solo a sentirle nominare e annuì debolmente.
    "Non so cosa mi stia succedendo ultimamente, sta diventando sempre più frequente."
    Si sfregò gli occhi per cercare di scacciar via la stanchezza, e solo quando li riaprì si rese conto che la mano di Leo stava tremando. Effettivamente, sin da quando era entrato, se ci pensava bene, era stato un po' strano. E non era la prima volta che i comportamenti del moro gli facevano sorgere dei dubbi. Alle volte, quando gli parlava dei suoi incubi o anche in altri momenti non ben definiti, iniziava ad agire in modo strano. Era come se... come se fosse terrorizzato.
    Si girò, cercando di guardarlo negli occhi, al di sotto dei grandi occhiali e della lunga frangia.
    "Va tutto bene?" chiese sfiorargli le mani con una delle sue.
     
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    Deglutì a fatica quando Elliot gli chiese se andava tutto bene.
    “No. Tu sei un contraente illegale, il tuo sigillo si muove inesorabilmente e se non trovo una soluzione verrai trascinato nell’Abisso solo per colpa mia” Pensò, sull’orlo di una crisi di nervi.
    Si costrinse ad un sorriso –che gli uscì così falso da disgustarlo- «Sì, sì, tutto bene» liquidò la faccenda, imponendosi di smettere di tremare e sottraendo la mano dal contatto con quella di Elliot.
    «Magari sei solo molto stressato, magari qualche calmante prima di andare a dormire e il problema si risolve da sé» disse, senza riuscire ad impedire alla voce di incrinarsi un po’, questa volta.
    Stava mentendo ad Elliot e non se lo meritava… ma come avrebbe potuto dirgli cosa stava realmente accadendo?
     
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  6. Serenaide
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    Elliot non era mai stato un maestro d'intuito, doveva ammetterlo. Era più un tipo impulsivo, portato per l'azione diretta più che per il raggionamento a sangue freddo. Ma conosceva Leo abbastanza bene da capire che, quando si comportava coì, era perché qualcosa lo preoccupava, e anche tanto. Non capiva il motivo per cui stesse cercando di nasconderlo, ma doveva essere qualcosa di grave.
    "Hai ragione, forse sono solo stressato. Ma ciò non toglie che tu non stai affatto bene. Ne riparleremo più tardi in ogni caso, ora dovremmo studiare."
     
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    Sapeva bene che Elliot non gli aveva creduto.
    Sapeva bene che era vitale che Elliot gli credesse.
    Non l’avrebbe mai ammesso per nessun motivo al mondo, ma in quel momento ebbe l’irrefrenabile voglia di mettersi a piangere, stava andando tutto in malora e non importava quanto tempo lui passasse in biblioteca a cercare informazioni sull’Abisso e sui contraenti illegali, non arrivava ad una dannatissima soluzione ed era frustrante.
    Non la frustrazione di quando non si trovano elementi per una ricerca scolastica, ma la frustrazione vera, quella che divora dentro lasciando solo il vuoto, quella di essere in una situazione più grande di sé e non solo non trovare un modo per uscirne, ma sprofondarci dentro sempre di più e sempre più in fretta.
    «Va bene, ne parleremo dopo» acconsentì, evitando accuratamente di specificare quando sarebbe stato “dopo”.
    Riaprì il libro di biologia, sfogliandone lentamente le pagine fino ad arrivare al capitolo che interessava a loro, lo stesso capitolo che con la sua sottile ironia sembrava avercela con Leo.
    Il pian era molto semplice, in sé: studiare fino a cavarsi gli occhi dal sonno e poi scappare sotto la doccia per uscire dal bagno solo una volta avuta la certezza che Elliot si fosse pesantemente addormentato, in modo da evitare l’interrogatorio.
     
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  8. Serenaide
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    "Comincia tu." lo esortò il Nightray. La biologia in quelml momento era forse l'ultima delle cose a cui avrebbe voluto pensare.
    Era palese che Leo gli stesse nascondenso qualcosa ormai. Altrettanto palese era il fatto che si trattasse di qualcosa di serio e che quel qualcosa lo riguardasse da vicino, oltre al fatto che voleva tenerlo all'oscuro di tutto.
    E se il moro voleva nascondergli qualcosa, lo sapeva, avrebbe utilizzato quella sua piccola mente nevrotica combinata ad una capacità innata di sgusciar via dalle situazioni come un'angilla per evitare il discorso in tutti i modi. Ma sta volta non glie l'avrebbe data vinta, costo di dover usare la forza sarebbe venuto a capo di quella trama di gesti e malintesi. Perché Leo era il suo migliore amico, e in quanto tale era un suo dovere stargli vicino in qulasiasi situazione."Comincia tu." lo esortò il Nightray. La biologia in quelml momento era forse l'ultima delle cose a cui avrebbe voluto pensare.
    Era palese che Leo gli stesse nascondenso qualcosa ormai. Altrettanto palese era il fatto che si trattasse di qualcosa di serio e che quel qualcosa lo riguardasse da vicino, oltre al fatto che voleva tenerlo all'oscuro di tutto.
    E se il moro voleva nascondergli qualcosa, lo sapeva, avrebbe utilizzato quella sua piccola mente nevrotica combinata ad una capacità innata di sgusciar via dalle situazioni come un'angilla per evitare il discorso in tutti i modi. Ma sta volta non glie l'avrebbe data vinta, costo di dover usare la forza sarebbe venuto a capo di quella trama di gesti e malintesi. Perché Leo era il suo migliore amico, e in quanto tale era un suo dovere stargli vicino in qulasiasi situazione.
     
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    Nell'ultimo post c'è ripetuto due voolte lo stesso messaggio, capita anche a me a volte con il cellulare xD


    Non riuscì ad evitare un sospiro affranto quando capì dall' espressione di Elliot che il suo piano sarebbe miseramente fallito.
    Cominciò a leggere il capitolo, pur non percependo realmente una sola parola, troppo occupato a pensare ad una scusa credibile nel caso non riuscisse davvero a sfuggire alle -giuste- paranoie di Elliot.
    Una flebile voce dentro di lui -quella più vicina alla coscienza, probabilmente- pigolò che sia come servo che come amico gli doveva la verità... E in quel momento, come se la sottile voce avesse dato il via, un altro miliardo di voci fece valere le proprie ragioni.
    Chi insisteva a tenere tutto nascosto, chi cercava di rassicurarlo dicendogli che il contratto con Humpty Dumpty aveva salvato la vita di Elliot. E poi c'era quella.
    Quella più forte di tutte, quella che non gli lasciava mai scampo.
    "Ricordati che è solo colpa tua" gli ripeteva.
    Finito di leggere il capitolo, si rese conto di non essere in grado di riassumerne neanche una virgola e, in più, le voci non gli davano pace, sentiva un'emicrania niente male farsi strada nella sua testa.
    «Fai tu» disse, cercando di far passare per naturale, per quanto possibile, il portarsi le mani alle orecchie, come se potesse in quel patetico modo fermare le voci che erano solo nella sua testa.
     
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  10. Serenaide
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    Oddio, hai ragione, in effetti mi era sembrato troppo lungo! xD Visto che scrivo su writer e poi ricopio deve aver inviato due volte >w<


    In realtà non aveva ascoltato assolutamente niente di quello che il servo aveva appena letto, però ricordava ancora abbastanza bene la spiegazione del professore, quindi riuscì a mettere in piedi un discorso più che sensato sull'argomento. Ciò non toglieva che Leo continuasse a comportarsi in modo strano, anzi, più andava avanti più gli sembrava spaventato.
    O forse era una sua impressione e, semplicemente, aveva un capogiro o qualcosa di simile.
    In ogni caso, non andava di certo tutto bene come il moro stava cercando di fargli credere.
    Dannazione! Perché Leo era così difficile da capire? A volte era come se cercasse di tenerlo volontariamente fuori da una parte della sua vita, al punto che Elliot iniziava a chiedersi se l'amico fosse davvero la persona che conosceva o se fosse tutta una semplice copertura. C'erano troppe cose che non riusciva a capire, troppe frasi, troppi gesti rimasti sospesi, troppe domande che non avevano ricevuto risposta.
    Si accorse solo allora che Leo si era preso la testa tra le mani. Gli poggiò appena una mano sulla spalla, come per paura di spezzarlo.
    "Stai bene? Ti fa male la testa per caso? Qui abbiamo finito, se vuoi poi andare a stenderti." gli disse cercando di essere il più discreto possibile. Eppure sentiva, da qualche parte, dentro di se, che quello che affliggeva l'amico non era un dolore fisico.
     
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    Leo ebbe l’impulso di scostarsi, quando sentì la mano di Elliot poggiarsi sulla sua spalla. Si trattenne, ma non riuscì a non trasalire.
    Sospirò e rimase diversi secondi in silenzio, ignorando ciò che il biondo gli aveva detto; odiava sentirsi debole e non capiva cosa gli stesse prendendo in quel momento.
    “Invece sì che lo sai! È per via del sigillo che ha ripreso a muoversi”
    Il solo pensarlo li mise addosso una tale ansia che si alzò in piedi di scatto, rendendosi conto di essersi alzato solo a fatto compiuto.
    «Ho bisogno d’aria» si giustificò, ed era terribilmente vero, si sentiva soffocare.
    Senza aggiungere altro si affrettò ad uscire dalla stanza e correre per i corridoi dell’istituto nonostante fosse da poco scattato il coprifuoco. Non gli importava, voleva solo allontanarsi, non si preoccupò nemmeno di controllare se Elliot lo stesse seguendo o meno. Sperò di no.
     
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  12. Serenaide
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    "Se vuoi ti accompagn-" provò a fermarlo, ma l'amico ormai era già sparito, sgattaiolando via dalla stanza ad una velocità spaventosa, decisamente troppa per chi avesse solo "bisogno d'aria".
    Leo stava scappando, e lui lo sapeva benissimo perché ormai succedeva di continuo. Ogni volta che si ritrovava in un situazione scomoda trovava sempre il modo di allontanarsi, di fuggire da tutto, e lui non ne aveva mai capito il motivo.
    Spalancò la porta, ricordandosi subito dopo del coprifuoco appena scattato. Seguire Leo per finire in punizione o lasciarsi scappare l'unica occasione per capire tutto? Ma forse non sarebbe stata affatto l'unica, anzi, di sicuro ci sarebbero state molte altre occasioni per chiarire tutto, avrebbe potuto chiederglielo anche stesso il giorno dopo.. no, sapeva che non sarebbe stato così. Se non fosse uscito, in quel preciso momento, non avrebbe avuto occasioni per afferrare finalmente un briciolo dei miliardi di pensieri che affollavano quella dannata testa scura. E lui voleva sapere, voleva sapere tutto.
    Uscì fuori corridoio e prese a correre, sicuro della direzione che aveva preso il moro.
    Sta volta no, non se lo sarebbe lasciato sfuggire. Sta volta avrebbe capito tutto.
     
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    Non era mai stato un tipo molto atletico, anzi, era lento e anche piuttosto goffo, ciononostante corse come non aveva mai corso prima, trovando quasi conforto nei polmoni che bruciavano e la milza e le gambe doloranti.
    Si fiondò nella biblioteca, chiudendosi delicatamente la porta alla spalle per evitare di essere scoperto in giro a quell'ora. Poggiò la schiena contro il legno massiccio della porta e provò a far tornare il respiro regolare anche se non era facile.
    Riuscì a sentire dei passi che si avvicinavano alla biblioteca ed il suo cuore perse qualche battito.
    "Elliot, pezzo d'idiota!" pensò, irritato.
    Si nascose dietro ad uno scaffare ed attese, sperando di non essere trovato.
     
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  14. Serenaide
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    Dopo una corsa che sembrava infinita -un po' perché la loro stanza era lontana e lui era ancora intorpidito a causa del sonno, un po' per il continuo terrore di essere scoperto- raggiunse finalmente la biblioteca. Non aveva bisogno di controllare altri posti per accertarsi del fatto che Leo si fosse nascosto lì. Quella era la parte dell'amico che conosceva come le sue tasche.
    Si fermò a prendere fiato fuori per appena un attimo, poi aprì delicatamente la porta e sgattaiolò dentro richiudendosela subito alle spalle.
    Iniziò ad aggirarsi piano per la biblioteca, cercando di fare meno rumore possibile per non farsi sentire dal servo, quasi potesse scappare via come una lepre impaurita. Al buio era praticamente impossibile, e anche quando la vista si abituò al buio gli risultò praticamente impossibile riuscire a scorgere qualcosa oltre i contorni indefinite degli scaffali.
    Continuò ad avanzare a tentoni finché non incontrò qualcosa di decisamente troppo grandeper essere un libro sulla sua strada e cadde a terra lanciando a bassa voce tutte le imprecazioni che conosceva.
     
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    Quando percepì la porta della biblioteca aprirsi, imprecò mentalmente tutti gli "Dei" esistenti, aggiungendone alla lista anche qualcuno inventato.
    Si ritrovò a maledire pure il passo felpato di Elliot -perché era Elliot ad essere entrato, ne era assolutamente certo anche se non aveva uvuto modo di controllare-, non sentiva assolutamente nulla, nonostante sapesse che chi era entrato aveva iniziato ad aggirarsi per la biblioteca, pronto a stanarlo.
    Si diede dell'idiota, ovviamente la biblioteca era il primo posto a cui a chiunque sarebbe venuto in mente di cercarlo. "Sono diventato una persona prevedibile, che tristezza" pensò, cercando di elaborare una via di fuga. Inutile, non ce n'erano... per raggiungere sia la porta principale che quella secondaria sarebbe dovuto passare per il corridoio centrale della biblioteca e quindi rendersi visibile, non gli rimaneva che restare nescosto come un animale braccato e sperare di non essere trovato.
    Osservò l'oscurità attorno a sé e si rannicchiò nell'angolo più buio che riuscì a trovare, portandosi anche una mano davanti alla bocca e al naso, per evitare che si sentisse il flebile rumore del suo respiro.
    Poi lo vide, o meglio, vide la sagoma di Elliot spuntare dal corridoio principale ed avanzare verso di lui, anche se sembrava non riuscire a vederlo.
    "Covolo, non posso neanche spostarmi..." pensò, "Vattene via, controlla le altre corsie!"
    E poi si ritrovò Elliot addosso, che aveva avuto la brillante idea di inciampare sul suo braccio e cadergli addosso a peso morto.
    «Elliot, te l'ho già detto che sei un idiota, sì?»
     
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