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Role tra Leo Baskerville e Elliot Nightray

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    Appena aveva capito che erano tornati indietro nel tempo, un solo pensiero aveva affollato la testa di Leo: Elliot.
    Se il tempo si era riavvolto, Elliot doveva essere ancora vivo.
    Sì, sicuramente.
    Doveva essere così…
    Sarebbe andato da lui, l’avrebbe salvato e poi sarebbero stati felici. Era così che doveva andare e così sarebbe andata.
    Con questi pensieri in testa, non riuscì proprio a capire il motivo per cui gli altri Baskerville gli impedivano di uscire e andare alla magione dei Nightray a reclamare ciò che gli apparteneva.
    Blateravano assurdità sulla sicurezza, sul fatto che Pandora avrebbe sicuramente cercato di ucciderlo, dato che ormai non sapevano più la verità sulla Tragedia.
    “Al diavolo!” pensò, incredibilmente frustrato, lanciando un vaso contro la porta dietro la quale era appena uscito Vincent dopo averlo recuperato al suo ennesimo tentativo di fuga.
    “Al diavolo! Sono un Baskerville, che mi attacchino pure, tanto non possono uccidermi!”
    Si abbandonò sul pavimento in preda allo sconforto. Voleva vedere Elliot, voleva assolutamente vederlo.
    Ne aveva bisogno, più bisogno dell’ossigeno.
    Voleva vedere di nuovo il suo sorriso, i suoi occhi. Voleva abbracciarlo tanto forte da farsi male e poi ridere dei rimproveri del biondo circa il mantenere un certo contegno.
    Voleva Elliot.
    Voleva.
    Elliot.
    E lo avrebbe avuto, gli apparteneva, era suo.
    Ormai i rimproveri vari sul fatto che sicuramente Pandora teneva sotto osservazione la magione dei Nightray -«E’ il primo luogo in cui pensano che andrai» gli avevano spiegato- da un orecchio gli entravano e dall’altro gli uscivano.
    Lui semplicemente non poteva più aspettare, la mancanza era troppo forte. Aveva passato troppo tempo pensando di averlo perso per sempre e adesso che aveva la possibilità di vederlo, questa gli veniva negata. Era troppo crudele, non poteva sopportarlo.
    Si passò stancamente una mano sul viso, prima che un altro scatto d’ira avesse la meglio, spingendolo a scaraventare un tavolo contro la stessa porta di prima.
    Sapeva che non serviva a nulla, ma la frustrazione, la rabbia e l’angoscia erano troppe.
    Insomma, come poteva salvare Elliot se non gli permettevano nemmeno di vederlo? E dire che lui teoricamente era il capo, come osavano negargli qualcosa?
    Se lui voleva vedere Elliot, loro dovevano mettersi da parte e non osare nemmeno fiatare.
    Guardò fuori dalla finestra, ormai era calata la notte, forse questa volta sarebbe riuscito davvero a scappare… doveva provarci. La sua unica possibilità era usare il Chain con cui gli avevano fatto stringere un contratto, Jabberwock.
    Spalancò la finestra ed evocò la creatura, salendo sul suo dorso, per volare lontano, verso la magione dei Nightray.
    Il volò non durò che pochi minuti, Jabberwock era veloce, ma a lui parvero interminabili secoli.
    Per fortuna le piume scure del Chain si confondevano nella notte, rendendo impossibile localizzarlo. Volò fino alla finestra della stanza che aveva condiviso con Elliot.
    Lo vide in camera ed il suo cuore perse diversi battiti. Sentiva le lacrime agli occhi per la felicità, ma le ricacciò indietro: ovviamente non avrebbe mai permesso ad Elliot di vederlo piangere.
    Bussò delicatamente alla finestra.
     
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  2. Serenaide
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    Erano giorni che Leo non si faceva vedere. Era praticamente svanito nel nulla, un momento c'era e quello dopo non c'era più.
    Aveva cercato ovunque, setacciato tutti i posti di sua conoscenza, dannandosi per trovarlo, ma niente.
    Aveva iniziato a preoccuparsi: insomma, sarebbe potuto succedergli qualsiasi cosa, non era il tipo di ragazzo che scappava di punto in bianco, per cui doveva essere stato rapito o qualcosa del genere. Pensò che qualcuno lo avesse rapito per chiedergli un riscatto, ma nessuno si era mai fatto sentire. Poi pensò che avrebbero potuto cercare di sfruttarlo, ma per com'era fatto il moro non si sarebbe mai fatto costringere a fare niente che non volesse. Alla fine, iniziò a temere che fosse stato semplicemente vittima di chissà quale tragedia e che non l'avrebbe mai più rivisto.
    Questo finché Xerxes Break a Pandora non se ne uscì con dichiarazioni assurde che sconvolsero praticamente tutta la regione.
    Ma, delle tante cose che disse l'uomo, il suo cervello ne registrò solo una: Leo era vivo. Certo, oltre ad essere vivo era un ricercato e mille altre cose, per cui gli doveva un bel po' di spiegazioni, ma sapeva che, qualsiasi cosa fosse successa, l'amico doveva aver avuto un movente più che valido.
    Fosse stato per lui, lo avrebbe cercato fino in capo al mondo, ma la sua famiglia, ovviamente, aveva provveduto a barricarlo in casa appena scoperta la notizia. Per cui si era ritrovato chiuso in camera, con una guardia fuori la porta ad accertarsi che non uscisse.
    Ormai passava le giornate a fare avanti e indietro nella sua stanza nel tentativo di non impazzire e lanciarsi fuori dalla finestra, mentre le notti erano quasi completamente insonni, un po' per la preoccupazione, un po' per gli incubi. Senza Leo al suo fianco, tutto andava praticamente a rotoli.
    Finché quella sera, successe quello che non si sarebbe mai aspettato ma che, allo stesso tempo, non aveva smesso di desiderare nemmeno per un secondo.
    Era seduto sul bordo de letto a lucidare la spada, non avendo niente di meglio da fare, quando sentì bussare alla finestra. All'inizio pensò che doveva essere stato qualche ramo, uccello o magari la sua immaginazione, per cui rimase seduto, ma dopo un po' la curiosità ebbe la meglio e si alzò a controllare.
    Inutile dire che perse un battito quando, aperta la finestra, vide Leo a pochi centimetri dal davanzale.
    Lo guardò per secondi che parvero interminabili, senza sapere cosa dire. Poi lo tirò dentro con una foga che non sembrava nemmeno essere sua e gli sfiorò una guancia, titubante.
    «... dove sei stato?» era la prima cosa che gli era venuta in mente, occupato com'era a fissare i bellissimi occhi di Leo, esposti come mai aveva visto in vita sua.
     
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    Per qualche istante fu preso da un panico senza eguali… insomma, perché Elliot non andava ad aprirgli?
    Lo vedeva, era seduto sul letto a lucidare la spada, gli dava le spalle ed era bellissimo come sempre, ma perché gli stava dando le spalle?
    Doveva sicuramente averlo sentito, allora perché lo stava deliberatamente ignorando?
    Nella sua testa si affollarono tante ipotesi, una meno probabile e più delirante dell’altra: insomma, Elliot gli stava dando la schiena, quindi non era possibile che l’avesse riconosciuto ed avesse deciso di ignorarlo, magari arrabbiato per il suo essere “sparito” negli ultimi giorni.
    Magari era furioso.
    Magari lo odiava.
    “O magari semplicemente non ha sentito” si rispose, cercando di mantenere la calma: quella era la spiegazione più logica.
    Fu tentato di bussare ancora, magari leggermente più forte, ma non era sicuro. Se qualcuno l’avesse scoperto, non avrebbe davvero mai più rivisto Elliot.
    Non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo quando finalmente vide Elliot alzarsi e dirigersi verso la finestra.
    Si sentì trascinare dentro con impeto ed ebbe appena il tempo di annullare l’evocazione di Jabberwock prima di trovarsi di nuovo davanti agli occhi limpidi di Elliot, inequivocabilmente vivi.
    Vederlo, sentire il calore della sua mano sulla guancia e ascoltare di nuovo la sua voce probabilmente furono cose paragonabili –se non superiori- al paradiso.
    Lo strinse forte a sé, ance se sapeva che il biondo l’avrebbe rimproverato per questo, senza nemmeno la forza d rispondere alla sua domanda.
    Prima voleva essere sicuro di non essere in uno dei suoi sogni ricorrenti dove Elliot era vivo. Voleva essere sicuro che quella era la realtà, che il fato gli aveva davvero regalato una seconda opportunità.
     
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  4. Serenaide
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    Si aspettava una risposta, ma invece Leo lo strinse come se non lo vedesse da mesi.
    Il che lo lasciò abbastanza spiazzato, dato che, sì, Leo mancava molto anche a lui, ma reagire in quel modo per qualche giorno era un po'... strano. Per non parlare del fatto che arrossì violentemente - come praticamente gli succedeva a qualsiasi contatto fisico - e prese a balbettare qualcosa di incomprensibile. Tuttavia lo trovò incredibilmente piacevole... insomma, Leo era il suo migliore amico, non lo vedeva da giorni e gli mancava da morire, per cui restò stretto a lui volentieri.
    Quando finalmente riuscì a trovare la forza di volontà di staccarsi, era arrossito oltre i limiti umani.
    «Sai cosa ne penso di abbracci e robe simili..» borbottò, dopo essersi schiarito la voce con un colpo di tosse «e non mi hai risposto. Sei praticamente svanito nel nulla, non sapevo cosa fare.»
     
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    Rimase il più possibile stretto ad Elliot, desiderando di non mettere mai fine a quel contatto, anche se sapeva perfettamente come sarebbe andata a finire.
    Prevedibilmente, dopo un po’ Elliot si separò da lui, rosso quasi quanto i capelli di Barma e l’aria terribilmente imbarazzata, esattamente come se lo ricordava. Era decisamente rassicurante.
    Solitamente avrebbe sbuffato infastidito alla frase di Elliot riguardo a cosa ne pensasse di abbracci e simili, ma non riuscì a non sorridere, perché il biondo aveva reagito esattamente come aveva previsto lui e anche questo rientrava nelle cose rassicuranti.
    Finalmente riaveva la sua vita.
    Annuì appena quando Elliot gli fece notare di non aver risposto alla sua domanda: ovviamente sapeva benissimo di non averlo fatto. In effetti voleva rimandare al più tardi possibile le spiegazioni.
    Si rese conto che tutto doveva risultare così assurdo agli occhi di Elliot: per quanto ne sapeva il biondo, lui era sparito nel nulla, senza darli spiegazioni e per di più era un ricercato.
    Non poteva sapere che quei giorni erano già esistiti seppur in maniera diversa.
    “Nella prima versione di “oggi” tu eri incazzatissimo per aver preso un brutto voto in latino e proprio in questo momento saresti nel bel mezzo di uno sproloquio interminabile su quanto il latino sia una materia inutile” pensò, con un pizzico di nostalgia. Dopotutto era molto più semplice nella prima versione dell’attuale presente, anche se l’epilogo era stato decisamente un incubo.
    Sospirò e gli spiegò tutto.
    Be’, non proprio tutto, ad essere sinceri; decise di voler mettere alla prova Elliot, per vedere fino a che punto tenesse a lui: gli raccontò tutto meno che Jack non fosse l’eroe che si credeva. Non gli spiegò che in realtà i Baskerville erano dalla parte del giusto, che a Sablier cercarono solo di limitare i danni, anche se era significato uccidere decine e decine di persone.
    Come avrebbe reagito Elliot?
     
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  6. Serenaide
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    Leo era un Baskerville.
    Cioé, non un Baskerville qualunque, ma Glen Baskerville. Il mandante della tragedia di Sablier. Era talmente assurdo che, se non glie lo avesse detto Leo in persona, non ci avrebbe mai creduto. Non si sarebbe mai immaginato che il moro, il suo migliore amico, che era ormai sempre al suo fianco, potesse nascondergli qualcosa di simile. Probabilmente il moro aveva avuto le sue ragioni, così come c'era una ragione dietro a tutto quello che era successo a Sablier cento anni prima, ma restava comunque incredibile.
    Certo, questo spiegava il motivo per cui il servo era sparito e desso fosse addirittura un ricercato, ma per lui non era abbastanza.
    Voleva sapere tutto e voleva saperlo da Leo, per cui avrebbe fatto meglio a spiegargli tutte le sue motivazioni, o avrebbe perso tutta la fiducia che Elliot riponeva in lui... o magari no, dato che sapeva perfettamente di essere ormai praticamente incapace di separarsi dal servo, ma comunque si sarebbe arrabbiato.
    «... perché me lo hai tenuto nascosto?» chiese, cercando di non sembrare eccessivamente arrabbiato «E perché stai dalla parte dei Baskerville, sapendo cosa è successo cento anno fa?»

    VADO A SEPPELLIRMI
     
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    Dopo aver finito di spiegare, restò ad osservare attentamente Elliot. Sapeva di avergli detto cose che avrebbero fatto rizzare i capelli a chiunque, ma sperava ardentemente che Elliot fosse in grado di superare quella prova.
    Ne andava del legame che c’era tra loro.
    Provò ad ipotizzare che tipo di pensieri stessero passando per la mente del biondo, ma era impossibile riuscirci: troppe informazioni, troppi modi diversi di elaborare il tutto.
    Infine Elliot parlò, chiedendogli perché gli avesse nascosto tutto e perché stesse dalla parte dei Baskerville.
    Il biondo cercò di regolare il tono di voce, ma Leo riuscì comunque a percepire tutta la rabbia di Elliot.
    Prova fallita.
    Per quanto potesse essere tutto sconvolgente, per quanto Elliot fosse una testa calda impulsiva… be’, avrebbe dovuto concedergli il beneficio del dubbio almeno finché non avesse avuto un quadro completo della situazione; con quella rabbia, invece, lo stava già accusando.
    Sospirò. Avrebbe dovuto girarsi e andarsene, ma Elliot era vivo ed era davanti a lui, quindi gli avrebbe perdonato relativamente anche quelle accuse.
    Relativamente, perché di sicuro sarebbe stato offeso con lui per parecchio tempo.
    «Non te l’ho tenuto nascosto perché non lo sapevo nemmeno io» rispose, continuando a guardarlo dritto negli occhi.
    «E per la cronaca, io so davvero quello che i Baskerville hanno fatto, tu no. Il vero mandante della Tragedia è Jack Vessalius; era innamorato di una ragazza, Lacie, ma lei finì nell’Abisso e allora Jack decise di portare il mondo da lei. Quando Glen riuscì a fermarlo era ormai in parte troppo tardi e non c’era modo che Sablier e i suoi abitanti finissero nell’Abisso. Tutte quelle persone sarebbero diventate Chain e le conseguenze sarebbero state catastrofiche, quindi Glen diede l’ordine ai Baskerville di uccidere tutti, tanto quelle persone erano già tutte condannate» spiegò.
     
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  8. Serenaide
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    Ed eccolo che fraintendeva tutto ed iniziava a fare l'offeso. Elliot ormai riponeva in Leo una fiducia sconfinata, non avrebbe mai potuto pensare che il servo - che poi, poteva ancora considerarlo un servo, dopo quello che aveva scoperto? - fosse passato dalla parte dei Baskerville senza un motivo valido, ma evidentemente la sua fiducia non era ricambiata. Sbuffò infastidito.
    «... prima di tutto, risparmiami il tono da primadonna offesa, » disse seccato « poi, non mi sembra di averti accusato, quindi non metterti subito sulla difensiva sbattendomi in faccia quello che so e non so. » prese un sospiro, sperando che nessun libro o mobile colpisse il suo viso in quel breve intervallo.
    « So benissimo che dietro quello che fai c'è sempre un movente ragionevole, e quello che mi hai appena raccontato ne è la prova. Ora, sono contento che tu stia bene, dato che iniziavo seriamente a preoccuparmi, ma credo tu sappia che la situazione, ora come ora, è insostenibile per cui mi piacerebbe essere informato sulla tua "prossima mossa", se vogliamo dirlo in modo teatrale.» disse in fretta. Inoltre sarebbe uno spasso sapere che cavolo ci fai qui e perché sei venuto adesso avrebbe voluto continuare, ma era sempre meglio affrontare per prime le faccende importanti.
     
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    Alzò gli occhi al cielo. Ovviamente Elliot prima si esprimeva malissimo e poi gli faceva la ramanzina perché lui “fraintendeva”.
    … Lo avrebbe volentieri preso a calci nel culo per poi abbracciarlo, piangere un po’ da donnina isterica e infine prenderlo ancora a calci nel culo.
    Si rendeva conto della situazione?
    Si rendeva minimamente conto di cos’era successo?
    «Tu eri morto!» esclamò, trattenendosi a stento dall’urlare e dal lanciargli addosso qualcosa. «tu eri morto ed era tutta colpa mia e –e adesso sei qui e chiedi qual è la prossima mossa?! Non c’è una fottuta “prossima mossa”! Non sono qui per chissà quale mossa strategica! Mi mancavi! … e dovevo vedere con i miei occhi che sei davvero di nuovo vivo…» sfuriò, per finire in un sussurro, desideroso più che mai di tirargli qualcosa che facesse davvero molto male.
     
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8 replies since 11/7/2013, 22:39   137 views
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